sabato 22 settembre 2012

22/09/2012 Con Flavio sulle dorsali della Vigolana

Il gruppo della Vigolana, con i suoi pinnacoli di calcare, domina la Valsugana e la città di Trento. E' da qualche anno che non percorro questi vicini e selvaggi sentieri così con Flavio decidiamo di salire al Cornetto e al Becco di Filadonna.
Parcheggiamo l'auto al Sindech (1100 m), seguiamo per un tratto la statale della Fricca e imbocchiamo il sentiero 439 che s'alza subito con buona pendenza.
Giungiamo alla Baita Tre Avezi (1455 m) dove facciamo una breve pausa e poi saliamo per faggeta fino a un punto panoramico: l'altopiano di Lavarone è ricoperto dalla foschia e lembi di nubi si contendono le bianche cime della Vigolana.
In località Pralongo proseguiamo in campo aperto, bisogna prestare attenzione perché lungo il sentiero ci sono parecchi nidi di vespe di terra.
Attraversiamo poi una fascia di mughi e giungiamo in cresta: il vento c'investe all'improvviso! L'occhio cade curioso sul selvaggio versante occidentale della Vigolana: dalla valle della Gola a malga Palazzo è un susseguirsi di aspre vallette.
Imbocchiamo il sentiero 425 che in parte percorre trincee e giungiamo in cima al Cornetto (2060 m).
Dopo una breve sosta, ritorniamo lungo il sentiero, l'alpe sotto di noi è ancora monticata; dopo aver attraversato un'altra mugheta giungiamo sotto il Becco di Filadonna. Appena girato l'angolo la vista s'apre sull'abitato di Vigolo Vattaro e la Marzola, un sentiero un po' esposto conduce ora alla Croce di Filadonna.
Fa freddo e tira un vento terribile, decidiamo quindi di spostarci in un posto più riparato per pranzare. Sto facendo alcuni scatti al Brenta sfruttando l'arrivo di due escursionisti, quando mettendo a fuoco noto che questi sono gente conosciuta, si tratta di Claudio e sua moglie, due satini lavisani. Scambiamo quattro chiacchiere e poi ritorniamo sui nostri passi.
Visto il vento e il freddo evitiamo di salire alla vera e propria cima e al passo Bus de le Zole imbocchiamo il sentiero 442 che scende sul versante orientale della Vigolana.
Sono passati 10 anni dall'incendio che devastò queste zone e 7 dall'ultima volta che sono passata di qui, ma il tempo non ha ancora curato le ferite: attraversiamo una landa desolata cosparsa da mozziconi affumicati di mughi e larici.
Giungiamo così al rifugio Casarota (1572 m) dove ci concediamo una fetta di torta e un po' di relax, sopra di noi volteggia un'aquila.
Salutati gli affabili gestori ritorniamo a valle lungo il sentiero 442.

Bella gitozza in compagnia del co-fondatore del mitico e sgangherato A-Team.."Ma ave ciapà l'acqua? el temporal? sììì?? che bel.. adventureee!!" "Ma vaff..".
Belli dixit. 15/08/2005

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sabato 8 settembre 2012

08/09/2012 Traversata dal Croz dell'Altissimo alla malga Spora (Brenta)

Quest'oggi siamo in 5: io, Claudio, Flavio, Elisa e Max P. (vedi blog).
Lasciamo un auto nei pressi dei campi da bocce di Andalo e con l'altra ci dirigiamo al parcheggio di Valbiole (1183 m), programma della giornata: conquistare il Croz dell'Altissimo e proseguire in traversata fino a malga Spora.
La giornata è spettacolare - la più tersa da inizio giugno - e la temperatura è assai calda. C'incamminiamo lungo il sentiero 352 che attraversa da principio una pecceta, poi sbuchiamo in una valletta disboscata dove incrociamo un bellissimo capriolo maschio che ci squadra con indifferenza e poi se ne va via con flemma nel bosco.
Superiamo la località Fontanella e dalle praterie sovrastanti emerge il Piz Galin. Facciamo una piccola sosta e poi c'inerpichiamo tra i mughi, alla nostra sinistra fa capolino il Croz dell'Altissimo.
Intercettiamo il sentiero 344b e lo seguiamo. Stiamo attraversando una zona piena di crepacci carsici, alcuni sono davvero profondi, proseguiamo oltre e c'alziamo superando alcune roccette.
Dinnanzi a noi cima Lasteri si staglia severa su un cielo color zaffiro. Eccoci al bivio per il Croz dell'Altissimo.

La mia mente vola a sette anni fa.
Ero qui. Allo stesso bivio.
C'era una nebbia fittissima e orientarsi era difficile.
Eravamo in 5 anche allora: io, Flavio, Nick, Pao e Monia.
Arrivammo in cima e non vedemmo nulla, ma fu splendido comunque.
Tante cose sono cambiate da allora. Tanti sentieri si sono divisi.
Ma i ricordi rimarranno per sempre, guai a obliarli.

Ritorno alla realtà ed eccoci affacciati sulla val delle Seghe e la val Perse, a picco sulla sommità della parete dove il caro vecchio Detassis fece imprese memorabili, davanti a noi il settore centrale del Brenta. Aaaah!
Un ultimo sforzo e siamo in cima al Croz dell'Altissimo (2338 m), la pace dura ben poco, in breve cominciano ad arrivare sempre più persone (d'altronde con una giornata così..).
Pranziamo e divido la mia mela con una simpatica arvicola.
Foto di vetta e poi fuga.. cominciamo a essere in troppi!
Ci dirigiamo al passo dei Lasteri e da questo risaliamo un poco verso l'omonima cima. La vista ora s'apre sull'anfiteatro della malga Spora e la catena della Campa: Croz di Spora, Gaiarda, Fibion e Bedole.
Scendiamo al passo Clamer (2164 m) dove lasciamo alla nostra sinistra il sentiero che scende in val Perse e in breve giungiamo alla malga Spora (1855 m) dove ci concediamo un'ora di relax.
Imbocchiamo poi il sentiero 301, superiamo la baita Cacciatori dove il mio sguardo indugia verso la bella val dei Cavai e scendiamo repentinamente.
Nei pressi del bivio con il sentiero della Sega Alta incrociamo un signore con una caviglia ko accompagnato da altre due signore (di cui una di Lavis). Ci fermiamo per capire com'è la situazione, diamo qualche incoraggiamento e poi proseguiamo oltre.
L'ormai familiare sentiero ci fa procedere velocemente; con il binocolo Claudio avvista alcuni camosci sui selvaggi costoni della val Larice.
Dopo l'ultimo tratto attrezzato sbuchiamo sulla strada forestale, dove io e Flavio c'intratteniamo con un arzillo anziano fiorentino.
Dopo qualche chiacchiera raggiungiamo gli altri e via a rotta di collo fino a Pegorar e all'auto.

Spettacolare traversata.

"Ma i luoghi non sono come sono, sono come tu li ricordi" (cit. da "Rubare l'erba" di Marco Aime)

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