E finalmente è ritornata a farsi viva.. anzi vivo!!! :):):)
Lince del Brenta,
il video della cattura
TRENTO - La lince è stata dunque seguita nel corso del 2008 e del 2009 dal personale del Corpo Forestale Trentino, coadiuvato dal personale del Parco Naturale Adamello Brenta e dell’Associazione Cacciatori Trentini; importante è stata la collaborazione con i tecnici svizzeri che hanno puntualmente trasmesso localizzazioni satellitari. Come previsto il trasmettitore si è esaurito nel corso del 2009 e dunque si è resa opportuna la ricattura, al fine di poter proseguire nel monitoraggio di un esemplare dalla storia certamente non comune (si tratta infatti della lince che ha effettuato il più lungo spostamento mai documentato sulle Alpi). La cattura è avvenuta mediante una trappola a cassa, nella quale era posizionata un’esca odorosa, munita di trasmettitore telefonico in grado di avvisare in tempo reale il personale in caso di scatto. Si tratta di modelli di trappola messi a punto dal Servizio, per certi versi innovativi anche nel contesto internazionale, che hanno di fatto costituito nuove sperimentazioni nel settore. In Italia è la prima volta che un esemplare di lince viene catturato, ad eccezione di un esemplare preso negli ultimi anni in Friuli Venezia Giulia.
La perseveranza del personale del Servizio Foreste e Fauna, che ha impostato le attività di cattura dislocando sul territorio già dallo scorso autunno tre trappole di questo tipo, è stata premiata nella tarda serata di ieri quando il segnale di allarme ed il successivo sopralluogo sopra il lago di Molveno, all’interno del Parco Naturale Adamello Brenta, hanno consentito di accertare la presenza del felide, che si trovava all’interno della cassa con atteggiamento tranquillo. Addormentato grazie al supporto tecnico veterinario, l’animale è stato sottoposto ad alcune verifiche sanitarie, alle misurazioni biometriche (24,5 kg il peso) ed alla sostituzione del radiocollare (con un apparecchio dello stesso modello, trasmittente in duplice modalità, GPS e VHF). La lince, esaurito l’effetto del sonnifero nei tempi previsti dal protocollo veterinario, circa un ora, grazie ad un apposito farmaco antagonista, è stata prontamente rilasciata sul posto. L’animale si è allontanato a balzi, nella notte, sotto una fitta nevicata, riguadagnando la libertà solo momentaneamente perduta. La possibilità di seguire nuovamente da vicino la vita di questo giovane maschio offre spunti di grande interesse, sia dal punto di vista biologico ed etologico (quali ambiti geografici frequenterà? l’imminente periodo degli amori potrà evidenziare l’eventuale presenza di altri soggetti?), sia dal punto di vista culturale e sociale, costituendo di fatto un fattore decisivo per una migliore conoscenza e, si spera, accettazione di una specie autoctona, propria dell’ambiente alpino, nel quale si è estinta meno di 100 anni fa. La lince è ancora lontana dal poter stabilire popolazioni vitali nel settore centrale delle Alpi (vere popolazioni sono presenti solo nella Svizzera occidentale ed in Slovenia), le segnalazioni sono assolutamente sporadiche, ma la storia di B132 testimonia la vitalità del ritorno spontaneo dei grandi carnivori sulle Alpi.
da L'Adige
Cliccare qui per vedere il video della cattura
Per quelli che non possono fare a meno della montagna... per quelli che aspettano la neve... per quelli che seguono l'ombra dell'orso...
mercoledì 15 febbraio 2012
venerdì 10 febbraio 2012
Lessinia, il ritorno del lupo
BOSCO CHIESANUOVA. Massima cautela, in attesa di conferme definitive, ma sembra ormai certa la presenza di un esemplare nei boschi. Una «fototrappola» installata dai guardaparco e dagli agenti del Corpo Forestale dello Stato ha permesso di registrare le immagini in un video
09/02/2012
Bosco Chiesanuova. Un inverno da lupi, si dice, e con la neve e il freddo è arrivato anche lui, il lupo. Per la prima volta dopo 130 anni dall'ultimo avvistamento, registrato nel 1880 a Giazza, forse un esemplare è tornato in Lessinia, nel territorio comunale di Bosco Chiesanuova. Una doppia predazione di capre, un paio la vigilia di Natale e un altro paio la notte del 24 gennaio, e le fondamentali segnalazioni degli associati alla Riserva alpina di caccia di Bosco, hanno fatto supporre di trovarsi di fronte a un agguato tipico di un lupo.
Una fototrappola installata nei giorni seguenti dal Servizio guardaparco dell'area protetta e dagli agenti del comando stazione di Bosco del Corpo Forestale dello Stato ha permesso di registrare le immagini video che sono state inviate a quattro esperti di fama internazionale che si sono espressi ritenendo molto probabile che si tratti di un lupo (Canis lupus), ma che solo l'analisi genetica toglierebbe ogni dubbio se si tratti semplicemente di un cane vagante o effettivamente di un lupo selvatico.
«Avremmo preferito tenere la notizia riservata fino ad avere la certezza dell'identificazione», esordisce il presidente del Parco, Claudio Melotti, «sia per la delicatezza della questione che agita nella popolazione paure immotivate ma difficili da controllare, sia perché finora non abbiamo raccolto quel materiale organico, feci, urine, o ciuffi di pelo che ci permetterebbe di ricostruire l'identità genetica del predatore filmato. Ci preme non dare notizie fasulle, non creare allarmismi e non dover ritrattare nel caso un giorno dovessimo avere le analisi genetiche complete, che finora non è stato possibile compiere».
C'è un Protocollo regionale per il coordinamento delle attività di gestione e monitoraggio dei grandi carnivori in Veneto, d'intesa con gli enti competenti in materia, «e il Parco si confronta con le istituzioni che operano sulla materia anche nelle regioni vicine, viste le grandi distanze che questi animali, specie se in dispersione, sono in grado di compiere in tempi anche molto ristretti», precisa il direttore del Parco Diego Lonardoni, «ma non cerchiamo sensazionalismo, piuttosto ribadiamo che siamo solo all'inizio e chiediamo la collaborazione di tutti per raccogliere segnalazioni oggettive per arrivare alla certezza dell'identificazione».
È di ieri la notizia che sette capre sono state aggredite nei dintorni di Ala. È da dimostrare che si tratti del lupo, ma nella vicina Provincia autonoma di Trento la presenza del lupo è certificata dal 2007 e più recentemente in Val di Non (lo scorso gennaio), mentre materiale organico ha potuto classificarlo come esemplare maschio, appartenente alla popolazione italiana di Canis lupus, già identificato geneticamente nel corso del 2009 in Svizzera con il codice M24.
Per Ivano Confortini, responsabile del Servizio tutela faunistico ambientale della Provincia di Verona, «dobbiamo guardare con occhi felici questo evento perché se fosse confermato rappresenterebbe un importante risultato per il territorio e la sua valorizzazione. Certo, l'approccio comunicativo non è facile per la fama ingiusta che il lupo gode nella nostra cultura, ma è un fatto che dagli anni Novanta la sua espansione sulle Alpi è progressiva, sia dal Piemonte sia da Slovenia e Croazia e il nostro territorio rappresenta l'incrocio ideale di queste due direttrici. Esistono cani molto simili al lupo e la cautela dell'approccio del Parco alla questione è corretta, ma se venisse confermato che si tratta di lupo non sarebbe che la certezza di aver aperto il territorio a un'espansione naturale e non introdotta dall'uomo».
«Collaboriamo per capire di che cosa si tratti e mettiamo a disposizione tutta la nostra competenza», ha annunciato Pierangelo Canali, comandante della stazione del Corpo Forestale dello Stato di Bosco, e Fulvio Valbusa che è in servizio nello stesso comando ha precisato «che sono da sfatare certe leggende che un lupo mangi anche tre o quattro caprioli al giorno: sono idee neanche da prendere in considerazione e che i cacciatori dovrebbero smentire».
Pronta la disponibilità di Massimo Sauro, presidente della Riserva alpina di caccia: «Una volta accertata la presenza del lupo, siamo pronti a collaborare per la sua gestione sul territorio della Lessinia», ha dichiarato.
Vittorio Zambaldo
fonte L'Arena
***
e da L'Adige di oggi (10/02/2012) pare ci sia stata una predazione in un'azienda agricola vicino Ala, però, per questa, non si ha ancora la certezza assoluta che si tratti di lupo.. anche se è probabile!
09/02/2012
Bosco Chiesanuova. Un inverno da lupi, si dice, e con la neve e il freddo è arrivato anche lui, il lupo. Per la prima volta dopo 130 anni dall'ultimo avvistamento, registrato nel 1880 a Giazza, forse un esemplare è tornato in Lessinia, nel territorio comunale di Bosco Chiesanuova. Una doppia predazione di capre, un paio la vigilia di Natale e un altro paio la notte del 24 gennaio, e le fondamentali segnalazioni degli associati alla Riserva alpina di caccia di Bosco, hanno fatto supporre di trovarsi di fronte a un agguato tipico di un lupo.
Una fototrappola installata nei giorni seguenti dal Servizio guardaparco dell'area protetta e dagli agenti del comando stazione di Bosco del Corpo Forestale dello Stato ha permesso di registrare le immagini video che sono state inviate a quattro esperti di fama internazionale che si sono espressi ritenendo molto probabile che si tratti di un lupo (Canis lupus), ma che solo l'analisi genetica toglierebbe ogni dubbio se si tratti semplicemente di un cane vagante o effettivamente di un lupo selvatico.
«Avremmo preferito tenere la notizia riservata fino ad avere la certezza dell'identificazione», esordisce il presidente del Parco, Claudio Melotti, «sia per la delicatezza della questione che agita nella popolazione paure immotivate ma difficili da controllare, sia perché finora non abbiamo raccolto quel materiale organico, feci, urine, o ciuffi di pelo che ci permetterebbe di ricostruire l'identità genetica del predatore filmato. Ci preme non dare notizie fasulle, non creare allarmismi e non dover ritrattare nel caso un giorno dovessimo avere le analisi genetiche complete, che finora non è stato possibile compiere».
C'è un Protocollo regionale per il coordinamento delle attività di gestione e monitoraggio dei grandi carnivori in Veneto, d'intesa con gli enti competenti in materia, «e il Parco si confronta con le istituzioni che operano sulla materia anche nelle regioni vicine, viste le grandi distanze che questi animali, specie se in dispersione, sono in grado di compiere in tempi anche molto ristretti», precisa il direttore del Parco Diego Lonardoni, «ma non cerchiamo sensazionalismo, piuttosto ribadiamo che siamo solo all'inizio e chiediamo la collaborazione di tutti per raccogliere segnalazioni oggettive per arrivare alla certezza dell'identificazione».
È di ieri la notizia che sette capre sono state aggredite nei dintorni di Ala. È da dimostrare che si tratti del lupo, ma nella vicina Provincia autonoma di Trento la presenza del lupo è certificata dal 2007 e più recentemente in Val di Non (lo scorso gennaio), mentre materiale organico ha potuto classificarlo come esemplare maschio, appartenente alla popolazione italiana di Canis lupus, già identificato geneticamente nel corso del 2009 in Svizzera con il codice M24.
Per Ivano Confortini, responsabile del Servizio tutela faunistico ambientale della Provincia di Verona, «dobbiamo guardare con occhi felici questo evento perché se fosse confermato rappresenterebbe un importante risultato per il territorio e la sua valorizzazione. Certo, l'approccio comunicativo non è facile per la fama ingiusta che il lupo gode nella nostra cultura, ma è un fatto che dagli anni Novanta la sua espansione sulle Alpi è progressiva, sia dal Piemonte sia da Slovenia e Croazia e il nostro territorio rappresenta l'incrocio ideale di queste due direttrici. Esistono cani molto simili al lupo e la cautela dell'approccio del Parco alla questione è corretta, ma se venisse confermato che si tratta di lupo non sarebbe che la certezza di aver aperto il territorio a un'espansione naturale e non introdotta dall'uomo».
«Collaboriamo per capire di che cosa si tratti e mettiamo a disposizione tutta la nostra competenza», ha annunciato Pierangelo Canali, comandante della stazione del Corpo Forestale dello Stato di Bosco, e Fulvio Valbusa che è in servizio nello stesso comando ha precisato «che sono da sfatare certe leggende che un lupo mangi anche tre o quattro caprioli al giorno: sono idee neanche da prendere in considerazione e che i cacciatori dovrebbero smentire».
Pronta la disponibilità di Massimo Sauro, presidente della Riserva alpina di caccia: «Una volta accertata la presenza del lupo, siamo pronti a collaborare per la sua gestione sul territorio della Lessinia», ha dichiarato.
Vittorio Zambaldo
fonte L'Arena
***
e da L'Adige di oggi (10/02/2012) pare ci sia stata una predazione in un'azienda agricola vicino Ala, però, per questa, non si ha ancora la certezza assoluta che si tratti di lupo.. anche se è probabile!
martedì 7 febbraio 2012
Avvistato un altro lupo in regione :)))))
BOLZANO - Dopo gli ultimi avvistamenti in val di Non, il lupo ha fatto ora ritorno anche in val Pusteria. Si tratta di un maschio di tre anni, proveniente dalla Slovenia.
Slavko, questo il nome dell'animale, era stato catturato l'anno scorso nei boschi della Slovenia, poco lontano da Trieste, munito di radiocollare e rilasciato. Nelle ultime settimane, forse spinto dal grande freddo e per cercare cibo, il lupo si e' messo in cammino, arrivando attraverso l'Austria in Alto Adige.
Slavko ha percorso di notte anche distanze di 50 chilometri.
Fonte L'Adige
Slavko, questo il nome dell'animale, era stato catturato l'anno scorso nei boschi della Slovenia, poco lontano da Trieste, munito di radiocollare e rilasciato. Nelle ultime settimane, forse spinto dal grande freddo e per cercare cibo, il lupo si e' messo in cammino, arrivando attraverso l'Austria in Alto Adige.
Slavko ha percorso di notte anche distanze di 50 chilometri.
Fonte L'Adige
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