venerdì 10 febbraio 2012

Lessinia, il ritorno del lupo

BOSCO CHIESANUOVA. Massima cautela, in attesa di conferme definitive, ma sembra ormai certa la presenza di un esemplare nei boschi. Una «fototrappola» installata dai guardaparco e dagli agenti del Corpo Forestale dello Stato ha permesso di registrare le immagini in un video

09/02/2012

Bosco Chiesanuova. Un inverno da lupi, si dice, e con la neve e il freddo è arrivato anche lui, il lupo. Per la prima volta dopo 130 anni dall'ultimo avvistamento, registrato nel 1880 a Giazza, forse un esemplare è tornato in Lessinia, nel territorio comunale di Bosco Chiesanuova. Una doppia predazione di capre, un paio la vigilia di Natale e un altro paio la notte del 24 gennaio, e le fondamentali segnalazioni degli associati alla Riserva alpina di caccia di Bosco, hanno fatto supporre di trovarsi di fronte a un agguato tipico di un lupo.
Una fototrappola installata nei giorni seguenti dal Servizio guardaparco dell'area protetta e dagli agenti del comando stazione di Bosco del Corpo Forestale dello Stato ha permesso di registrare le immagini video che sono state inviate a quattro esperti di fama internazionale che si sono espressi ritenendo molto probabile che si tratti di un lupo (Canis lupus), ma che solo l'analisi genetica toglierebbe ogni dubbio se si tratti semplicemente di un cane vagante o effettivamente di un lupo selvatico.
«Avremmo preferito tenere la notizia riservata fino ad avere la certezza dell'identificazione», esordisce il presidente del Parco, Claudio Melotti, «sia per la delicatezza della questione che agita nella popolazione paure immotivate ma difficili da controllare, sia perché finora non abbiamo raccolto quel materiale organico, feci, urine, o ciuffi di pelo che ci permetterebbe di ricostruire l'identità genetica del predatore filmato. Ci preme non dare notizie fasulle, non creare allarmismi e non dover ritrattare nel caso un giorno dovessimo avere le analisi genetiche complete, che finora non è stato possibile compiere».
C'è un Protocollo regionale per il coordinamento delle attività di gestione e monitoraggio dei grandi carnivori in Veneto, d'intesa con gli enti competenti in materia, «e il Parco si confronta con le istituzioni che operano sulla materia anche nelle regioni vicine, viste le grandi distanze che questi animali, specie se in dispersione, sono in grado di compiere in tempi anche molto ristretti», precisa il direttore del Parco Diego Lonardoni, «ma non cerchiamo sensazionalismo, piuttosto ribadiamo che siamo solo all'inizio e chiediamo la collaborazione di tutti per raccogliere segnalazioni oggettive per arrivare alla certezza dell'identificazione».
È di ieri la notizia che sette capre sono state aggredite nei dintorni di Ala. È da dimostrare che si tratti del lupo, ma nella vicina Provincia autonoma di Trento la presenza del lupo è certificata dal 2007 e più recentemente in Val di Non (lo scorso gennaio), mentre materiale organico ha potuto classificarlo come esemplare maschio, appartenente alla popolazione italiana di Canis lupus, già identificato geneticamente nel corso del 2009 in Svizzera con il codice M24.
Per Ivano Confortini, responsabile del Servizio tutela faunistico ambientale della Provincia di Verona, «dobbiamo guardare con occhi felici questo evento perché se fosse confermato rappresenterebbe un importante risultato per il territorio e la sua valorizzazione. Certo, l'approccio comunicativo non è facile per la fama ingiusta che il lupo gode nella nostra cultura, ma è un fatto che dagli anni Novanta la sua espansione sulle Alpi è progressiva, sia dal Piemonte sia da Slovenia e Croazia e il nostro territorio rappresenta l'incrocio ideale di queste due direttrici. Esistono cani molto simili al lupo e la cautela dell'approccio del Parco alla questione è corretta, ma se venisse confermato che si tratta di lupo non sarebbe che la certezza di aver aperto il territorio a un'espansione naturale e non introdotta dall'uomo».
«Collaboriamo per capire di che cosa si tratti e mettiamo a disposizione tutta la nostra competenza», ha annunciato Pierangelo Canali, comandante della stazione del Corpo Forestale dello Stato di Bosco, e Fulvio Valbusa che è in servizio nello stesso comando ha precisato «che sono da sfatare certe leggende che un lupo mangi anche tre o quattro caprioli al giorno: sono idee neanche da prendere in considerazione e che i cacciatori dovrebbero smentire».
Pronta la disponibilità di Massimo Sauro, presidente della Riserva alpina di caccia: «Una volta accertata la presenza del lupo, siamo pronti a collaborare per la sua gestione sul territorio della Lessinia», ha dichiarato.

Vittorio Zambaldo

fonte L'Arena

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e da L'Adige di oggi (10/02/2012) pare ci sia stata una predazione in un'azienda agricola vicino Ala, però, per questa, non si ha ancora la certezza assoluta che si tratti di lupo.. anche se è probabile!

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