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giovedì 28 febbraio 2013

28/02/2013-03/03/2013 Slovenia invernale

La voglia di vedere la nostra amata Slovenia ammantata di bianco è troppa, così con gli amici Max, Carla e Renato decidiamo di passare qualche giorno in quel di Markovec.
L'inverno è stato particolarmente generoso, quasi tutte le strade forestale sono chiuse e a bordo strada ci sono muri di neve.
Così via di ciaspole.

Il primo giorno siamo andati a fare un giro nei pressi di Leskova Dolina. Calzate le ciaspole ci siamo inoltrati nel silenzioso bosco sloveno e ci siamo spinti fin alla grande radura di Lepi Dol, dove abbiamo avvistato un cervo arrancare nella neve alta. Non è il solo che arranca, anche noi fatichiamo, la traccia è da battere in toto e la neve è di quelle morbose. Risaliamo verso il Monte Vavkovec, chiudiamo poi il giro tagliando per il bosco e avvistando la “solita” poiana.

Il secondo giorno andiamo in una zona nuova sopra Cerknica. Sotto Bezuljak imbocchiamo una piana strada forestale per poi deviare in un caratteristico bosco sloveno pieno di doline e dossi rocciosi. Rinveniamo impronte di gatto selvatico e avvistiamo un bel cervo al pascolo. Zero impronte degli amici plantigradi. Rientriamo in albergo e Miha ci dice che nel giardino ha trovato impronte d'orso..la notte precedente è venuto a darci un saluto!

Ultimo giorno. Max, Carla e Renato vanno a Zleb; io e Claudio risaliamo a piedi la strada sopra l'albergo e quasi subito troviamo una pista d'orso. Cominciamo a seguirla infilandoci tra arbusti e alberelli. Deviamo poi verso l'ameno abitato di Knezja Njiva e a bordo strada troviamo un'altra pista.

Arriva però ben presto l'ora di rincasare, ultimo pranzo e poi via verso l'Italia.
Alla prossima.


Markovec
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Ciaspolando
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Lago Cerknica
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Babno Polje
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Knezja Njiva
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sabato 16 febbraio 2013

16/02/2013 Ciaspolata Malga di Planol / Planeil (Val Venosta-Alto Adige)


Quest'oggi partiamo a piedi direttamente dall'albergo dove alloggiamo, l'accogliente Gasthof Gemse nel piccolo e pittoresco villaggio di Planeil/Planol, in val Venosta.
La temperatura è -6 e c'incamminiamo verso la Chiesa, qui prendiamo il sentiero 10 che già da subito comincia a salire con relativa pendenza.
Risaliamo a zig zag per un arioso lariceto fintanto che non giungiamo in campo aperto. Questo sentiero è da fare assolutamente solo in condizioni di neve sicure perché taglia praterie alpine con terreno aperto fino alla zona di vetta e qualche canalone.
Proseguiamo in costa, il sentiero in parte è battuto in parte no perché il vento ha portato in giro la neve. La vista che si apre alle nostre spalle è grandiosa e comprende la val Monastero, il gruppo del Sesvenna, il massiccio dell'Ortles e una parte di Val Venosta.
Noi proseguiamo verso nord est con lo sguardo puntato sulle ardite cime che coronano la val di Planoil/Planeil.
Dopo aver superato alcuni traversi un po' ostici giungiamo alla malga di Planeil (2203 m), nel frattempo il cielo si è coperto e scende qualche fiocco di neve portato dal vento. La malga è chiusa, però l'antistante veranda vetrata è fortunatamente aperta e quindi mangiamo al riparo e al "caldo".
Quando stiamo per andar via giungono altri due ciaspolatori, le uniche persone incontrate finora.
Scendiamo ora lungo la comoda strada forestale, anche qui incontriamo dei grossi accumuli eolici.
Attraversato un lariceto giungiamo nel fondovalle. Siamo immersi in un sogno bianco: il cielo è lattiginoso, sulle ardite cime sta nevicando e solo il rio solca la distesa di neve che qui rimane per via dell'esposizione. Il manto nevoso è coperto da innumerevoli impronte di ungulati.
Scendiamo così lungo la strada che scende a fianco del rio Puni e giungiamo così in albergo soddisfatti di aver scoperto l'ennesimo gioiello dell'Alto Adige.

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sabato 9 febbraio 2013

09/02/2013 Incontri inaspettati sul Monte Gazza (Paganella)

Quest'oggi siamo in compagnia di Max P., le previsioni mettono freddo e vento quindi optiamo per una destinazione conosciuta e vicina il Monte Gazza.
Lasciamo l'auto nell'ameno abitato di Margone (946 m), il termometro segna -5° e c'incamminiamo lungo la forestale, c'è poca neve ed è ben battuta, ma calziamo comunque le ciaspole.
La strada a tratti è un po' noiosa, ma man mano che si sale la vista si apre sempre più.
Giungiamo poco sotto malga Gazza (1549 m) dove ci fermiamo a rifocillarci, fa davvero freddo, ma lo spettacolo verso il Bleggio e il Brenta meridionale è fantastico. Poco più in là passa uno scialpinista, ma sfreccia via senza vederci.
Oltrepassiamo la malga e proseguiamo fino alla larga e panoramica dorsale del Gazza.
Sembra di essere nel Grande Nord, spira il vento, la neve è solidificata in onde e forme bizzarre, sullo sfondo fanno capolino Adamello e Brenta.
Indecisi o meno se salire sul Monte Ranzo proseguiamo lungo la strada, ci supera un signore in motoslitta, pare una visione, la seconda persona che incontriamo quest'oggi.
Ci spostiamo verso sinistra per poter osservare meglio la Regina del Brenta, la Cima Tosa, e come per magia giungiamo su un punto panoramico che ci permette di scorgere il lago di Molveno.
Siamo nel pieno delirio fotografico quando sentiamo la motoslitta di prima avvicinarsi, il primo pensiero non è dei più amichevoli, ma poi l'uomo ci dice che ha una baita poco lontano e ci invita a bere qualcosa di caldo visto il gelo. Ci guardiamo e accettiamo al volo e lui se ne va a preparare le libagioni.
C'incamminiamo e dietro un avvallamento notiamo il tetto di una casetta, prendiamo la strada battuta dalla motoslitta ed eccoci di fronte a questa graziosa casa di pietra.
Mentre con difficoltà stiamo cercando di toglierci le ciaspole ghiacciate, il nostro salvatore si presenta si chiama Silvio ed è da... Lavis... e scopro che conosce la mia famiglia.
"Dai fermeve a pranzo.. spaghetti agli olio e peperoncino?" ovviamente i miei famelici compagni di gita non se lo fanno ripetere due volte.
Entriamo nella casetta e ci troviamo a 20 gradi e passa, il termometro esterno segna -8, un bello sbalzo. Chiacchieriamo a ruota libera, mangiamo e beviamo mentre fuori comincia a nevicare.
Trascorriamo un'ora piacevolissima, sarebbe bello poter star qui di più, ma bisogna rincasare.
Salutiamo e ringraziamo Silvio.
Solo la montagna sa regalare questi incontri speciali che ti cambiano il corso della giornata.
Ritorniamo al freddo e ripercorriamo l'altopiano, poco sopra malga Gazza imbocchiamo il Sentiero di San Antonio, un ripido sentiero che ci permette di accorciare notevolmente il rientro.
Ogni tanto ci fermiamo ad osservare con il binocolo, sulle praterie individuiamo qualche camoscio, mentre di fronte a noi, sul Lagorai e oltre il Bondone, ci sono rovesci nevosi.
Giungiamo così a Margone consapevoli che il nostro mondo ci ha regalato l'ennesima giornata speciale e indimenticabile.

Claudio e Cima Ghez
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Grande Nord sul Gazza
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Il Lago di Molveno e il settore centrale del Brenta
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Max e Cla
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Piacevoli incontri sul Gazza
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lunedì 21 gennaio 2013

20-21/01/2013 E finalmente neve fu.. ciaspolada al lago del Vedes (Grumes)

Giungiamo - io, Claudio, Elisa e Flavio - a Grumes verso le 10 e finalmente la troviamo imbiancata.
La temperatura si aggira sui -4/5°, scarichiamo armi e bagagli e zaino in spalla c'incamminiamo lungo la strada, giunti alla fine di questa calziamo le ciaspole.
Anziché percorrere la forestale imbocchiamo il sentiero, man mano che saliamo aumenta anche la neve. Finito il tratto di sentiero, rintercettiamo la forestale e la seguiamo fino al passo Pozmar.
Al valico prendiamo la strada che porta alla baita del Lonz, nei cui pressi deviamo sul sentiero verso il biotopo del Vedes.
Entriamo in una valletta che ha un che di magico, il rivo che la solca è parzialmente coperto dal ghiaccio e la neve è incollata sugli alti fusti degli abeti.
Siamo quasi al lago, incontriamo le prime betulle e le mughete che lo circondano, facciamo il giro ed entriamo nella torbiera dove, approfittando di qualche sparuto raggio di sole, mangiamo qualcosina.
Prendiamo poi la strada forestale che scende a Valdonega: il manto nevoso è inviolato, a parte dei grossi cervi non è passato nessuno, scendiamo così su un tappeto di neve soffice e polverosa.
Oltrepassiamo la località Le Pause e poco oltre imbocchiamo il vecchio tratturo che scende al Casel dei Masi. Questo tratto è abbastanza ostico perché il fondo sotto la neve è ciottoloso e ci si inciampa in continuazione.
Ben presto giungiamo a casa; nel frattempo sono arrivati anche i miei genitori, veniamo quindi accolti dal caldo del camino e da un fumante piatto di pasta.
Nel tardo pomeriggio comincia a nevicare, prima piano poi sempre più forte; così fra un pandoro e infinite partite di Bang e King giunge l'ora di andare a dormire.

Il risveglio è uno dei più belli: apro la porta e tutto è ricoperto dalla neve.
Nevicherà per tutto il giorno.
Continuo a guardare dalla finestra: i meleti sono ormai ricoperti dalla neve, i camini della rade case stanno tutti fumando, un fringuello si contende le briciole con una coppia di variopinte cinciarelle e le nebbie lambiscono le cime dei larici in fondo al prato.
Il silenzio è rotto solo da qualche abbaio di cane.
Sospiro e mi vengono alla mente le parole del compianto Mario Rigoni Stern:

"La neve verrà leggera come piccole piume d'oca, soffermandosi prima sugli alberi, quindi filtrerà tra i rami posandosi infine sui cortinari gelati, sugli arbusti di mirtillo, sul muschio come velo di zucchero su una torta.
Le lepri, i caprioli, i cervi staranno immobili a guardare il nuovo paesaggio.
Le volpi dentro la tana spingeranno fuori il naso per fiutare il nuovo e antico odore che ritorna.
Ma quando sarà tutto bianco, si ricorderanno gli scoiattoli dove hanno nascosto le provviste?
Il vecchio urugallo dello Scoglio del Tasso volerà sull'abete dove generazioni della sua famiglia hanno aspettato la primavera nutrendosi delle sue foglie.
Il bosco sarà immerso in un tempo irreale e io andrò a camminarci dentro come in un sogno.
Molte cose appariranno chiare in quella luce che nasce da se stessa.
"

Un'ultima partita a King e poi dobbiamo nostro malgrado scendere a valle.. ma la neve ci accompagnerà fino a casa rendendo il rientro un po' meno amaro.

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Torbiera del Vedes
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I masi di Grumes
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Alberi
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Cinciarella
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Amico pennuto
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sabato 12 gennaio 2013

12/01/2013 Semiciaspolada a Cima Lasta/Astjoch (Alpe di Luson)

Finalmente si prospetta un sabato con bel tempo e alta visibilità, ci accordiamo con Max P - che è da tanto che non vediamo - e decidiamo di andare sull'alpe di Luson, un posto dove non siamo mai stati.
Dopo Siusi, Luson è il secondo più grande altopiano dell'Alto Adige. L'omonima valle che conduce a esso si trova a est di Bressanone ed è chiusa dal Sass de Putia, lambisce il massiccio della Plose ed è divisa dalla val Pusteria dall'alpe di Rodengo e Luson.
Dopo un viaggio infinito ci ritroviamo nel parcheggio vicino alla malga Reaswiese (1660 m) . Il termometro dell'auto oscilla tra -3°/4°, ma il sole ci riscalda con i suoi tiepidi raggi. Siamo in dubbio se portare le ciaspole o meno, l'itinerario è conosciuto e battuto, si, no, boh.. alla fine le porto.
C'incamminiamo lungo la strada e poco oltre alcune macchine ci sorpassano... uhm sulla cartina c'era un divieto, ma non sembra.. infatti poi scopriremo che 200 metri più in altro c'è un altro parcheggio.
Usciamo dal bosco e ci troviamo sull'alpe dinnanzi a un panorama grandioso.
Aaah gli altopiani mi mancavano!
Risaliamo lungo una pista ben battuta fin quasi al rifugio Rastnerhütte, da dove la vista si apre anche sulle cime innevate della Val Aurina. Tocchiamo il rifugio Starkenfeldhütte (1939 m) e proseguiamo sulla strada: qui abbiamo il nostro primo incontro con uno sciatore trainato dai cani (denominato sci-can :D): oggi c'è una gara di questa disciplina.
Abbandoniamo la strada e imbocchiamo il sentiero che sale verso la nostra meta; dopo una rampa micidiale fa capolino la grossa croce di vetta.. ed ecco il vento.. sempre più forte.
Giungiamo in cima ai 2194 metri dell'Astjoch o Burgstall e fa un freddo tremendo. Sotto di noi c'è Brunico, dietro emergono le Dolomiti della val Badia, il Sas de Putia, le Odle, Plose, i Sarentini e monti di Fundres.. spettacolo a 360°!
Scambiamo due chiacchiere con un "compaesano" e poi ci diamo alla fuga. Decidiamo di andare a pranzare al caldo in uno dei tanti rifugi e malghe che puntellano l'alpe; stanca di portare le ciaspole sulla schiena le indosso.
Scendiamo verso un valico e da qui alla sottostante strada; evitando slitte e cani annessi giungiamo a un centinaio di metri sopra il rifugio Kreuzwiesen o Prato Croce (1926 m). Tagliamo per un prato e per il bosco, ci incasiniamo un po' sul ghiaccio e su alcuni cespugli ma alla fine giungiamo al rifugio.
Ci sediamo all'aperto riparati dal vento. Io e Max ordiniamo orzetto, Claudio un "secchio" di pasta e nel frattempo contempliamo il Sass de Putia.
Concludiamo il pranzo con un tocco di dolce, il famoso Kaiserschmarren, e poi ci diamo alla fuga perché il vento infine è giunto anche qui. Con le mani e i piedi congelati ci avviamo sulla strada del ritorno.
Inizialmente percorriamo la strada battuta, poi deviamo su un sentiero che attraversa rivi e boschi, un'ultima pausa presso una bella baita di legno e poi ritorniamo sull'alpe e ripercorriamo la strada fino al parcheggio.
..e con un incantevole tramonto finisce alla grande anche questa giornata.
Gli altopiani non deludono mai!

Alpe di Luson
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Scorci grandiosi
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Gli ultimi passi prima della vetta
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Claudio e dietro i monti di Fundres
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Io, Brunico e i monti della Val Aurina
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Uno sguardo sulle Dolomiti della val Badia
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Sass de Putia
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Tramonto
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sabato 14 aprile 2012

14/04/2012 Quattro passi sul Dos dela Quarta (Brenta)

Il tempo è cupo. Le montagne, dai 1300 metri in su, sono imbiancate: merito di questo inizio aprile fresco e ricco di precipitazioni.
Vista la neve decidiamo di andare in cerca d'impronte d'orso.
Risaliamo lungo la strada che porta a malga d'Arza e parcheggiamo l'auto a circa 1200 metri.
C'incamminiamo lungo una forestale e fatti pochi passi c'imbattiamo in ciò che stavo cercando: le prime, grosse, impronte d'orso. Cominciamo a seguire la pista che, tranne una piccola deviazione verso un grosso larice dove il plantigrado si è grattato, ricalca il tracciato della strada con continuità.
La talloniamo per un po', poi imbocchiamo un'altra strada che ci porta al Pra del Nort. Da questo risaliamo fino al bivio con il To delle Cianvaze (1341 m) dove prendiamo una ripidissima mulattiera.
Nel frattempo dal cielo cominciano a cadere i primi fiocchi di neve, ma ben presto la nevicata si fa sempre più fitta.
Sbuchiamo nella radura del Dos del Maseraz (1649 m) ed ecco un'altra evidentissima pista d'orso. Claudio la segue in avanti, io a ritroso: mi insinuo a fatica nel fitto del bosco prendendomi qualche ramata in faccia.
La seguiamo per un po', poi decidiamo di mangiare qualcosa al riparo della tettoia del rifugio del Dos della Quarta (1659 m).
Ora sta nevicando fitto fitto e tutti i suoni ci giungono ovattati.
Finito il break ritorniamo alla pista e ricominciamo a seguirla, ad un certo punto ritorna su una strada forestale, per poi inerpicarsi nel fitto del bosco.
A questo punto diciamo addio all'orso e imbocchiamo la strada principale per un breve tratto; nei pressi del bivio del To de San Lorenz (1540 m) optiamo per una deviazione adventure e con non poche difficoltà - varie (mie) cadute e ramaglie varie - atterriamo, è questo il termine corretto, sulla strada che sale alla d'Arza.
La percorriamo fino al rifugio Fontana (1284 m) e da qui prendiamo l'ennesima strada forestale che ci riporta al Pra del Nort dove scendiamo a casaccio nel bosco.
Rintercettiamo l'altra pista e la ripercorriamo fin quasi all'auto... fino alla fine seguendo i passi di fratelli orso.

"Sarebbe bello, credo, se assieme alle ultime tracce lasciate dall'uomo sulla Terra, si potessero, un giorno, ritrovare le ampie impronte del grande Orso bruno." (E. Fleming)

Pista (a sinistra di Cla) al Dos del Maseraz

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Rifugio Dos della Quarta

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:)

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sabato 31 marzo 2012

31/03/2012 Ciaspolada al cospetto dei Giganti: rifugio Martello (Cevedale - Val Martello)

Con Claudio, Flavio e Max siamo in viaggio da quasi 2 ore...e ci sembra un'infinità!
Stiamo risalendo la val Martello, una valle laterale della val Venosta che s'inoltra nel cuore del gruppo Ortles - Cevedale. Oltrepassiamo il lago di Gioveretto e affrontiamo gli ultimi ripidi tornanti che ci conducono al rifugio Genziana/Henzianhütte (2051 m) dove parcheggiamo l'auto.
Ci cambiamo e imbocchiamo il sentiero 151 che attraversa un bel bosco di cembri, al suolo c'è poca neve. Proseguiamo un po' e poi calziamo le ciaspole, più per non scivolare che per reale bisogno, e in breve siamo al rifugio Nino Corsi/Zufallhütte (2265 m). Nei pressi della graziosa chiesetta facciamo una piccola pausa: la giornata è tersa e splende il sole, ma tira un vento fastidioso che s'insinua ovunque.
Con la coda dell'occhio vedo un movimento sui verdi pascoli della val Mandriccio, prendo il binocolo di Max e intercetto così due grossi camosci.
Ci rimettiamo in marcia e costeggiamo una valletta con una parete ricoperta di colate di ghiaccio, a terra c'è neve dura. Superiamo questo sbalzo e giungiamo al muraglione di pietra eretto un secolo fa per bloccare eventuali esondazioni dai laghetti glaciali nel Rio Plimabach.

Dinnanzi a noi si apre un ampio vallone di una bellezza sconcertante, quasi patagonica.
Macchie di prateria color ocra che emergono dalla neve, un sottile filo d'acqua che solca il fondovalle, cime severe ai lati e all'orizzonte le grandi vette con i loro ghiacciai, su tutte svetta fiera la Zufallspitze. Alla nostra sinistra, su uno sperone roccioso ai piedi di cima Venezia si staglia la nostra meta, il rifugio Martello.

Percorriamo il sentiero invernale e, accompagnati dal fluire dell'acqua, attraversiamo il fondovalle fino a che non giungiamo all'attacco del muro di 200 metri che ci separa dal rifugio.
Saliamo alla spicciolata, bisogna far attenzione perché la neve è dura e in alcuni tratti c'è ghiaccio scoperto, ma fortunatamente i ramponi delle ciaspole mordono bene.
Mi prende la frenesia, mi alzo velocemente, poi mi fermo ad aspettare i miei compagni d'avventura e toh..appena mi giro lo sguardo è attratto dalla superlativa piramide del Gran Zebrù... senza parole.
Finalmente superiamo il tratto ostico e in breve siamo al Rifugio Martello/Marteller hütte (2610 m) frequentato da molti scialpinisti. Dopo aver pranzato, più per ripararci dal vento fastidioso che altro, entriamo in rifugio a bere qualcosa di caldo.
Dalla finestra ammiriamo estasiati il passo della Forcola, la Zufallspitze, la Suldenspitze, il Konigsspitze, la Mutspitze, il Pederspitze e via dicendo.

Finita la contemplazione ci prepariamo per il ritorno.
Ridiscendiamo con cautela il ripido salto e nel fondovalle seguiamo la pista battuta all'andata perché appena si esce da questa si sprofonda nella neve bagnata.
Sfioriamo nuovamente il rifugio Corsi e, dopo aver incontrato un buffo personaggio uscito direttamente dal set di Beautiful, raggiungiamo all'auto.
Ci attende il lungo viaggio di rientro verso Trento... ma un'agoniata tappa alla Forst ci rende il viaggio decisamente più piacevole!!!

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