giovedì 27 ottobre 2011

08/10/2011 Camminando in val Concei: Cima Caret e Cima Parì (Alpi di Ledro)

Come ogni anno è giunto il momento di fare una puntatina nelle alpi di Ledro; siamo io, Claudio, Flavio e Max.
Parcheggiamo l'auto lungo la strada che porta a malga Trat (dove il famoso dado è stato trat..), sono 5° gradi e finalmente si respira l'aria frizzante dell'autunno.
Risaliamo la strada e nei pressi della malga (1502 m) imbocchiamo una stradina forestale che ci porta a uno slargo con un abbeveratoio. Lungo il sentiero incrociamo numerosi cacciatori con segugi al seguito il che significa che non incontreremo fauna.
Qui termina anche la strada e inizia il sentiero vero e proprio che taglia il costone occidentale del Dosso di Seaoi in direzione sud.
Alle nostre spalle si apre la meravigliosa cerchia di monti che racchiudono la val Concei: mi immagino questa valle nel periodo glaciale quando il ghiaccio copriva tutto fino a 1700-1800 metri lasciando emergere solo le cime, isole in mezzo al gelo!
Giungiamo a una forcella (1820 m) dove appare la nostra meta: Cima Parì. Beviamo un po' di the caldo e poi decidiamo di fare una piccola deviazione, proseguiamo in cresta e per trincee conquistiamo Cima Caret.
Poi scendiamo per ripidissimi prati a malga Saval (1744 m) e da questa imbocchiamo il sentiero che sale alla nostra cima.
Attraversiamo una fascia di mughi e ontani all'ombra e poi giriamo sulla dorsale baciata dal sole, spettacolare è il colpo d'occhio sul turchese lago di Ledro e sulla parte meridionale del lago di Garda.. e là in fondo.. le nebbie della pianura e oltre gli Appennini.
Ed ecco che arriva anche l'annunciato vento, ma fortunatamente non è poi così fastidioso.
Ultimi metri e siamo sulla panoramicissima Cima Parì (1991 m).
Da questa si diparte la sinuosa cresta che digrada, passando dalle già "conquistate" Cime Rocchetta e Cima Capi, fino al lago di Garda.
Ci godiamo la cima per molto tempo poi scendiamo fino alla Bocca di Savàl (1740 m) dove prendiamo il sentiero 413 che coincide con il Sentiero della Pace. Il tratto trentino di questo percorso si snoda per oltre 450 chilometri di sentieri, mulattiere, camminamenti e trincee che, ripercorrendo la linea del fronte della Grande Guerra, congiungono lo Stelvio alla Marmolada. Nei pressi della Bocca ci sono i resti di un ex comando di battaglione con ospedale e dei depositi munizioni, ovunque attorno a noi ci sono i segni e le cicatrici della Prima Guerra Mondiale.
Percorriamo a mezza costa i ripidi pendii erbosi del versante orientale dei Dossi dei Seaoi e da Trat, più in basso c'è l'alpe di malga Grassi; sui monti non molto lontani da noi si stanno scaricando rovesci nevosi.
Usciti dalla faggeta la vista si apre sulle frastagliate rocce della Mazza di Pichea, la conformazione di questa parete è spettacolare: sembra un castello formato da un susseguirsi di torri e guglie.
Ben presto giungiamo al rifugio Nino Pernici (1600 m) dove ci fermiamo a bere un caffè e a parlare con l'affabile gestore. Questo accogliente rifugio venne inaugurato nel 1929 sui ruderi di alcune baracche risalenti alla Grande Guerra. Nel frattempo, per la gioia di Flavio, comincia a cadere qualche fiocco di neve portato dal vento.
Bevuto il caffè salutiamo il gestore e, accompagnati dal volo dell'aquila, ritorniamo all'auto.

Malga Saval
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Flavio con alle spalle il Cadria, sullo sfondo le propaggini meridionali dell'Adamello con tanto di Cornone di Blumone
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Carè Alto
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Il lago di Garda, le nebbie della pianura e l'Appennino
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Le creste occidentali della val Concei
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Foto di vetta
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Rifugio Nino Pernici
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I pinnacoli della Mazza di Pichea
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2 commenti:

  1. Ciao Misty (?!)
    E' sempre un piacere ritrovarvi anche on-line.
    Buone escursioni autunnali e che l'ombra dell'orso sia sempre con voi...;-)))!
    Roberto C.

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  2. :D oiiii ma sei il susatino vero??? :D

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