Il raffreddore incombe, ma nonostante questo, visto che finalmente c'è una giornata di -quasi- bel tempo nel week end, ne approfitto per salire a una “cima” a portata di mano.
Parto da casa a piedi, supero i masi di Camparta Bassa (309 m) e risalgo l'umida e fredda valletta percorsa dal Rio Papa; si chiama via dei Molinari perché un tempo vi erano molti mulini ad acqua. Sono a Gazzadina (436 m) e qui, per strada asfaltata, salgo a Cortesano (555 m) dove mi raggiungono in auto Claudio ed Elisa.
Prendiamo il sentiero 422 e saliamo per boschi di pino silvestre verso la colonia di Pralungo. Superiamo il bivio con il sentiero 472 e continuiamo a camminare lungo la forestale che ora attraversa un bel bosco di faggi dai caldi colori autunnali.
Ci troviamo ben presto ai confini del biotopo de Le Grave; imbocchiamo il sentiero di visita e risaliamo quest'arido colle puntellato di pini silvestre bonsai. Claudio vede un capriolo fuggire fra gli arbusti e i peri corvini.
Purtroppo stanno già arrivando da ovest le previste velature, ma nonostante ciò possiamo godere del bel panorama a 360° che offre questa modesta cima di 991 metri: dal Bondone al Blumone, dalla Paganella al Brenta, dal Corno Nero al Fravort.
Scendiamo dal colle e andiamo a pranzare sulle rive dell'ameno lago di Santa Colomba (925 m).
Dopo uno sbrigativo pasto ci concediamo un caldo caffè al ristorante del lago e poi prendiamo la strada del ritorno. Con sprezzo del pericolo riusciamo a superare indenni delle grosse pozze di acqua e fango (Elisa.. paura eh!); ad un bivio che abbiamo incontrato anche lungo l'andata decidiamo di scendere per il sentiero 472, una ripida mulattiera che porta alla località Le Gorghe (687 m). Da qui, per una panoramica strada di campagna, ritorniamo a Cortesano e quindi all'auto.
Bella gita fuori porta!
Per quelli che non possono fare a meno della montagna... per quelli che aspettano la neve... per quelli che seguono l'ombra dell'orso...
sabato 30 ottobre 2010
venerdì 29 ottobre 2010
Autunno autunno...
"Quando Autunno immerge i boschi nella nebbia e porta lontano il sentiero
Sulle umide foglie screziate di rosso il piede si posa leggero
Quando è lungo il passo e profondo il pensiero
E il vento freddo il viso sfiora
Quando è lungo il passo e tortuoso il cammino
E il vento freddo il manto sfiora"
Così cantava Fangorn nella sua meravigliosa foresta :)
A causa della maledizione del maltempo del weekend quest'anno non sono ancora arrivata a far foto autunnali decenti.. non so se riuscirò a rifarmi.. in compenso pubblico un pò di foto dello scorso autunno
Sulle umide foglie screziate di rosso il piede si posa leggero
Quando è lungo il passo e profondo il pensiero
E il vento freddo il viso sfiora
Quando è lungo il passo e tortuoso il cammino
E il vento freddo il manto sfiora"
Così cantava Fangorn nella sua meravigliosa foresta :)
A causa della maledizione del maltempo del weekend quest'anno non sono ancora arrivata a far foto autunnali decenti.. non so se riuscirò a rifarmi.. in compenso pubblico un pò di foto dello scorso autunno
sabato 23 ottobre 2010
Sta per tornare....
Sale l'attesa per il suo ritorno. I nostri monti fra qualche ora saranno avvolti dalle nubi e al ritorno del sole, un mantello bianco li proteggerà per i prossimi mesi... la bella stagione ha di nuovo inizio!!!
domenica 10 ottobre 2010
10/10/2010 Percorrendo creste autunnali: Cima Mendana e Ciste (Lagorai)
E anche quest'anno è giunto il momento dell'ultima gita SAT.
Ci si trova in piazza del mercato ad orari “carleschi”, le 7, e partiamo in 13 satini alla volta della Valsugana.
C'è una nebbia da paura, ma per fortuna appena saliamo verso Campestrini la lasciamo sotto di noi. Parcheggiamo l'auto nei pressi di Suerta (1370 m) e c'incamminiamo verso la testata della val Mendana.
Superiamo alcune baite e socializziamo con alcuni simpatici asinelli. Guadiamo un rio e cominciamo a salire ripidamente; siamo immersi nei colori autunnali, alla nostra sinistra, su uno scuro sperone di roccia porfirica, un lariceto in fiamme attira la mia attenzione. Risaliamo questa selvaggia valletta fino a malga Sette Selle (1906 m) da dove si ha un gran bel colpo d'occhio sulle cime Sassorotto e Sassorosso.
Facciamo una pausa e poi, per sentiero non segnato, puntiamo a forcella Mendana (2049 m) da dove ha inizio il nostro panoramico percorso di cresta.
Dalla forcella si domina l'altrettanto bella e selvaggia val d'Ezze. Ad un tratto, osservando queste verdi e vaste vallate, le scure cime, i numerosi rivi, le rare malghe realizzo quanto mi sia mancato il Lagorai, il primo amore non si scorda mai.
Iniziamo a salire lungo la ripida cresta e ci troviamo ben presto su Cima Mendana (2148 m). Scattiamo qualche foto e poi proseguiamo con un lungo sali e scendi, tagliando a volte ripidi e pericolosi pendii erbosi, verso la nostra meta, Cima Ciste (2186 m).
Giungiamo a piccoli gruppi in cima, le nebbie stanno salendo dalla Valsugana, ma per fortuna la magnifica vista ce la siamo già goduta. Così, con un “commovente” (nel senso che “la fa vegnir da pianzer quando la canta”) karaoke di Carla, pranziamo.
Foto di vetta e poi giù direzione forcella Lavoschio, ma noi giriamo molto prima e puntiamo verso le malghe Ciste; nei pressi di una bella baita in legno sorseggiamo un po' di te e poi imbocchiamo una ripida strada forestale che ci porta in men che non si dica all'auto.
Per vedere altre foto cliccare qui
Ci si trova in piazza del mercato ad orari “carleschi”, le 7, e partiamo in 13 satini alla volta della Valsugana.
C'è una nebbia da paura, ma per fortuna appena saliamo verso Campestrini la lasciamo sotto di noi. Parcheggiamo l'auto nei pressi di Suerta (1370 m) e c'incamminiamo verso la testata della val Mendana.
Superiamo alcune baite e socializziamo con alcuni simpatici asinelli. Guadiamo un rio e cominciamo a salire ripidamente; siamo immersi nei colori autunnali, alla nostra sinistra, su uno scuro sperone di roccia porfirica, un lariceto in fiamme attira la mia attenzione. Risaliamo questa selvaggia valletta fino a malga Sette Selle (1906 m) da dove si ha un gran bel colpo d'occhio sulle cime Sassorotto e Sassorosso.
Facciamo una pausa e poi, per sentiero non segnato, puntiamo a forcella Mendana (2049 m) da dove ha inizio il nostro panoramico percorso di cresta.
Dalla forcella si domina l'altrettanto bella e selvaggia val d'Ezze. Ad un tratto, osservando queste verdi e vaste vallate, le scure cime, i numerosi rivi, le rare malghe realizzo quanto mi sia mancato il Lagorai, il primo amore non si scorda mai.
Iniziamo a salire lungo la ripida cresta e ci troviamo ben presto su Cima Mendana (2148 m). Scattiamo qualche foto e poi proseguiamo con un lungo sali e scendi, tagliando a volte ripidi e pericolosi pendii erbosi, verso la nostra meta, Cima Ciste (2186 m).
Giungiamo a piccoli gruppi in cima, le nebbie stanno salendo dalla Valsugana, ma per fortuna la magnifica vista ce la siamo già goduta. Così, con un “commovente” (nel senso che “la fa vegnir da pianzer quando la canta”) karaoke di Carla, pranziamo.
Foto di vetta e poi giù direzione forcella Lavoschio, ma noi giriamo molto prima e puntiamo verso le malghe Ciste; nei pressi di una bella baita in legno sorseggiamo un po' di te e poi imbocchiamo una ripida strada forestale che ci porta in men che non si dica all'auto.
Per vedere altre foto cliccare qui
sabato 2 ottobre 2010
02/10/2010 Ancora una volta nelle nebbie: Monte Ranzo (Gazza)
Con Claudio ed Elisa partiamo alla volta dello Zuffo dove c'incontriamo con Flavio, Linda e Xavi.
Visto il “bellissimo” tempo decidiamo, anziché di allontanarci verso il Bleggio come da programma, di salire sul vicino Monte Ranzo.
Parcheggiamo l'auto a Margone (941 m ) e da qui c'incamminiamo lungo la strada forestale che passa vicino al cimitero.
La Valle dei Laghi è ammantata dalle nebbie.
Saliamo fino a 1682 metri, sopra Malga Gazza, e da qui prendiamo la strada (segnavia 602) che percorre la lunga dorsale del Gazza. Ad un certo punto notiamo sul promontorio in lontananza un vistoso profilo, un grosso animale marrone, palpitazioni a mille, binocolo... è solo una mucca..porc!
Proseguiamo nelle nebbie e nell'umidità; incontriamo moltissimi, troppi, cacciatori.
Ripetutamente risuona nell'aria l'eco di spari, l'autunno per molti versi è la stagione che preferisco in montagna, ma per altri no.. ogni sparo è una ferita al cuore, spesso mi chiedo chi è stato ucciso, si sarà accorto di essere stato al centro del mirino? Avrà visto in faccia la morte o gli sarà arrivata alle spalle?
Proseguiamo il nostro cammino lungo il segnavi 602, poi prendiamo una mulattiera che in breve ci porta in cima al monte Ranzo (1836 m).
Le nebbie si diradano un poco, giusto il tempo di godere della vista sul Brenta, poi si richiudono ancora. Dentro quelle nebbie forse indugia anche l'anima di mia zia, venuta a mancare proprio due giorni fa, chissà se adesso avrà raggiunto il suo amato marito.
Pranziamo e poi ritorniamo verso malga Gazza percorrendo la larga cresta.
Dalla malga imbocchiamo il sentiero che, attraversando un bel bosco di faggi, ci porta a Malga Bael (1086 m). Qui, finalmente baciati dal sole, ci rilassiamo un po'.
Finita la siesta imbocchiamo il sentiero panoramico che, tagliando il fianco sud della montagna, riporta a Margone; ad un tratto un rumore nel bosco ecco 3-5 camosci che corrono via verso l'alto.
Nei pressi del paese troviamo alcune fatte piene di bacche, seguo piste nell'erba, sentieri nel bosco, raccolgo un po' di campioni, ma alla fine, vista la presenza di latrine, concludo che si tratta di fatte di tasso.
Ben presto siamo al parcheggio e a suon di “Ciapa la galeina!!!” si conclude anche quest'avventura sui monti di casa.
Sua Maestà il Brenta emerge dai mughi!
Altre foto (poche e fatte con la compattina) qui
Visto il “bellissimo” tempo decidiamo, anziché di allontanarci verso il Bleggio come da programma, di salire sul vicino Monte Ranzo.
Parcheggiamo l'auto a Margone (941 m ) e da qui c'incamminiamo lungo la strada forestale che passa vicino al cimitero.
La Valle dei Laghi è ammantata dalle nebbie.
Saliamo fino a 1682 metri, sopra Malga Gazza, e da qui prendiamo la strada (segnavia 602) che percorre la lunga dorsale del Gazza. Ad un certo punto notiamo sul promontorio in lontananza un vistoso profilo, un grosso animale marrone, palpitazioni a mille, binocolo... è solo una mucca..porc!
Proseguiamo nelle nebbie e nell'umidità; incontriamo moltissimi, troppi, cacciatori.
Ripetutamente risuona nell'aria l'eco di spari, l'autunno per molti versi è la stagione che preferisco in montagna, ma per altri no.. ogni sparo è una ferita al cuore, spesso mi chiedo chi è stato ucciso, si sarà accorto di essere stato al centro del mirino? Avrà visto in faccia la morte o gli sarà arrivata alle spalle?
Proseguiamo il nostro cammino lungo il segnavi 602, poi prendiamo una mulattiera che in breve ci porta in cima al monte Ranzo (1836 m).
Le nebbie si diradano un poco, giusto il tempo di godere della vista sul Brenta, poi si richiudono ancora. Dentro quelle nebbie forse indugia anche l'anima di mia zia, venuta a mancare proprio due giorni fa, chissà se adesso avrà raggiunto il suo amato marito.
Pranziamo e poi ritorniamo verso malga Gazza percorrendo la larga cresta.
Dalla malga imbocchiamo il sentiero che, attraversando un bel bosco di faggi, ci porta a Malga Bael (1086 m). Qui, finalmente baciati dal sole, ci rilassiamo un po'.
Finita la siesta imbocchiamo il sentiero panoramico che, tagliando il fianco sud della montagna, riporta a Margone; ad un tratto un rumore nel bosco ecco 3-5 camosci che corrono via verso l'alto.
Nei pressi del paese troviamo alcune fatte piene di bacche, seguo piste nell'erba, sentieri nel bosco, raccolgo un po' di campioni, ma alla fine, vista la presenza di latrine, concludo che si tratta di fatte di tasso.
Ben presto siamo al parcheggio e a suon di “Ciapa la galeina!!!” si conclude anche quest'avventura sui monti di casa.
Sua Maestà il Brenta emerge dai mughi!
Altre foto (poche e fatte con la compattina) qui
venerdì 1 ottobre 2010
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