Giungiamo - io, Claudio, Elisa e Flavio - a Grumes verso le 10 e finalmente la troviamo imbiancata.
La temperatura si aggira sui -4/5°, scarichiamo armi e bagagli e zaino in spalla c'incamminiamo lungo la strada, giunti alla fine di questa calziamo le ciaspole.
Anziché percorrere la forestale imbocchiamo il sentiero, man mano che saliamo aumenta anche la neve. Finito il tratto di sentiero, rintercettiamo la forestale e la seguiamo fino al passo Pozmar.
Al valico prendiamo la strada che porta alla baita del Lonz, nei cui pressi deviamo sul sentiero verso il biotopo del Vedes.
Entriamo in una valletta che ha un che di magico, il rivo che la solca è parzialmente coperto dal ghiaccio e la neve è incollata sugli alti fusti degli abeti.
Siamo quasi al lago, incontriamo le prime betulle e le mughete che lo circondano, facciamo il giro ed entriamo nella torbiera dove, approfittando di qualche sparuto raggio di sole, mangiamo qualcosina.
Prendiamo poi la strada forestale che scende a Valdonega: il manto nevoso è inviolato, a parte dei grossi cervi non è passato nessuno, scendiamo così su un tappeto di neve soffice e polverosa.
Oltrepassiamo la località Le Pause e poco oltre imbocchiamo il vecchio tratturo che scende al Casel dei Masi. Questo tratto è abbastanza ostico perché il fondo sotto la neve è ciottoloso e ci si inciampa in continuazione.
Ben presto giungiamo a casa; nel frattempo sono arrivati anche i miei genitori, veniamo quindi accolti dal caldo del camino e da un fumante piatto di pasta.
Nel tardo pomeriggio comincia a nevicare, prima piano poi sempre più forte; così fra un pandoro e infinite partite di Bang e King giunge l'ora di andare a dormire.
Il risveglio è uno dei più belli: apro la porta e tutto è ricoperto dalla neve.
Nevicherà per tutto il giorno.
Continuo a guardare dalla finestra: i meleti sono ormai ricoperti dalla neve, i camini della rade case stanno tutti fumando, un fringuello si contende le briciole con una coppia di variopinte cinciarelle e le nebbie lambiscono le cime dei larici in fondo al prato.
Il silenzio è rotto solo da qualche abbaio di cane.
Sospiro e mi vengono alla mente le parole del compianto Mario Rigoni Stern:
"La neve verrà leggera come piccole piume d'oca, soffermandosi prima sugli alberi, quindi filtrerà tra i rami posandosi infine sui cortinari gelati, sugli arbusti di mirtillo, sul muschio come velo di zucchero su una torta.
Le lepri, i caprioli, i cervi staranno immobili a guardare il nuovo paesaggio.
Le volpi dentro la tana spingeranno fuori il naso per fiutare il nuovo e antico odore che ritorna.
Ma quando sarà tutto bianco, si ricorderanno gli scoiattoli dove hanno nascosto le provviste?
Il vecchio urugallo dello Scoglio del Tasso volerà sull'abete dove generazioni della sua famiglia hanno aspettato la primavera nutrendosi delle sue foglie.
Il bosco sarà immerso in un tempo irreale e io andrò a camminarci dentro come in un sogno.
Molte cose appariranno chiare in quella luce che nasce da se stessa."
Un'ultima partita a King e poi dobbiamo nostro malgrado scendere a valle.. ma la neve ci accompagnerà fino a casa rendendo il rientro un po' meno amaro.
Torbiera del Vedes
I masi di Grumes
Alberi
Cinciarella
Amico pennuto
"amico pennuto"... ti vorrei più precisa!!!! :P
RispondiEliminam.
Caro M. visto che sei tu l'onniscente rispondi te.. :P
RispondiEliminaero indecisa fra fringuello e peppola (ma magari è n'altra specie ancora), ma non mi hanno risposto..però ora che mi viene in mente un mio brillantissimo e simpaticissimo amico mi ha regalato di recente una guida, la consulterò :D
Ecco brava! :P
RispondiEliminam.
Sigh sigh, con la caldazza che ormai incombe mi sta già venendo nostalgia di quei paesaggi immacolati, speriamo il prossimo inverno di essere altrettanto fortunati.
RispondiEliminaE naturalmente, un saluto a tutti gli amici pennuti :P ed anche al loro implacabile persecutore Radamès, alias Agonia, alias Urban Terror... :D
Flavioski