Cauriòl, 23 settembre 1916
 
Il battaglion Feltre conquista, con perdite di circa 300 uomini, il Cauriòl.
 
“Genitori, piangete, piangete,
 
 vostro figlio è morto da eroe.
 
 Vostro figlio è morto da eroe
 
 su l'aspre cime del Monte Cauriòl.”
 
Cauriòl, 09 settembre 2007
 
La sveglia suona alle 6.30, ma io sono già sveglia dalle 5, un’ombra d’inquietudine m’avvolge  .
 
Chiudo gli occhi e tante immagini mi vengono alla memoria dal 
giorno prima: l’incidente, lo scampato pericolo, l’ineluttabilità del 
destino, da una parte la gioia di esser ancora vivi e sani, dall’altra 
gli occhi spaventati di quella cerva che, sono sicura, in quel momento 
non avrà pensato alla propria vita che se ne stava andando, ma il suo 
ultimo pensiero – non chiedetemi coma faccio a saperlo, ma lo so – 
secondo me è stato: “e mio figlio come farà?”  .
 
Apro gli occhi, mi sento scarica, mi alzo e preparo le cose come 
se fossi un automa. Alle 7 arrivano Claudio, Flavio, Elisa e Linda. 
Carichiamo le auto, e io carico me stessa sul sedile posteriore, non 
sono in vena di parlare, durante il viaggio dormicchio.. e nella testa 
irrompe la scena del giorno prima..quegli occhi.
 
Alle 8.30 circa, dopo aver percorso la lunga forestale della val 
Sàdole (con pendenze del  20%!!!), eccoci giungere al rifugio Cauriòl 
(1600 mt). 
 
Scendiamo dall’auto, la temperatura è frizzate (all’arrivo 5° che 
poi diverranno 3°), indossiamo gli scarponi ed entriamo nel bel rifugio 
per bere qualcosa di caldo; in questo rifugio vi è pure un museo di 
guerra. Dopo aver bevuto un buon caffè siamo pronti per la scarpinata.
 
Imbocchiamo il comodo sentiero 320 che risale la testata della Val
 Sàdole, il mio umore è ancora cupo, ma mano a mano che c’inoltriamo nei
 meandri del Lagorai, sento una forza che mi pervade il corpo e lo 
spirito, si comincia a scherzare come al solito, le prime battute, le 
prime esaltazioni  .. la gioia di percorrer questo amato luogo con due care ed insostituibili amiche – Elisa e Linda.
 
Dopo aver superato Baita Sàdole (1771 mt), proseguiamo su morena 
sassosa – Pian del Maseron – e lasciamo alla nostra sinistra la “Via 
Austriaca” che faremo al ritorno. Così, alzandoci ancora, eccoci 
arrivare al Passo Sàdole (2066 mt) e di fronte a noi fa capolino la 
maestosa Cima d’Asta .
 
Dal passo comincia la “Via Italiana”, che taglia le pendici sud 
del sassoso Cauriòl Piccolo, poi ripidamente si guadagna la selletta dei
 Cartieri (2343), fra il Cauriòl Piccolo e il Cauriòl. 
 
Alla sella, investiti da fastidiose raffiche di vento, mangiamo 
qualcosa e ci prepariamo ad affrontare gli ultimi 150 metri che ci 
separano dalla cima del Cauriòl. Il sentiero, per chi soffre un po’ di 
vertigini come Linda, non è dei migliori, in alcuni punti c’è da usare 
un po’ le mani, il terreno è franoso e le rocce tutto fuorché stabili, 
ma con gran forza di volontà, dopo un po’ arrancare eccoci tutti in cima
 alla vetta del Monte Cauriòl (2494mt)  . 
 
Un plauso a Linda e ad Elisa e un “Signore delle Cime” alle centinaia di soldati che morirono qui! 
 
Il panorama è da pura commozione: la giornata tersa permette alla 
nostra vista di godere di quasi tutte le vette principali del Trentino..
 da oriente a occidente, da meridione a settentrione. Sono felice per 
Linda ed Elisa, come prima escursione “seria” con l’A-team non potevano 
pretendere di meglio!  
 
Tra foto, cibo, “bouldering” e minchiate stiamo in cima circa 
un’oretta e mezzo; dopo la consueta firma sul libro di vetta prendiamo 
la strada del ritorno e, sempre sotto infide raffiche di vento, 
giungiamo nuovamente alla selletta dei Cartieri. 
 
Da questa selletta io, Flavio e Claudio tentiamo di salire il 
Piccolo Cauriòl, ma arrivati ad un certo punto (dopo aver letteralmente 
scalato dei blocchi di porfido! 
 ) decidiamo di ritornar sui nostri passi, il tempo stringe, ma 
soprattutto ci dispiace lasciar al freddo Linda ed Elisa, il Piccolo 
Cauriòl lo teniamo buono per la prossima volta.. “tanto da lì no’l se 
move!”  .
 
Ritornati dalle due “befane” cominciamo a scendere per la “Via 
Austriaca”, ci aspettano un bel po’ di sfasciumi e dopo un po’ 
raggiungiamo la deviazione per forcella del Cardinal: da qui si diparte 
la comoda mulattiera di guerra austriaca che, tagliando le pendici del 
Cauriòl Piccolo, si ricongiunge al Pian del Maseron, da dove si riprende
 la via dell’andata. 
 
Mi riprende un po’ di malinconia, ma ad un certo punto sento un 
rumore.. è lo scrosciare dell’acqua del Rivo Sàdole.. mi fermo e lo 
ascolto meglio, mi isolo con la mente finché l’unico rumore che sento, 
che voglio sentire, è il gorgoglio di quell’acqua, è come se ci fossi in
 mezzo, e poco alla volta mi sento come purificata, sento l’acqua che mi
 avvolge e che si porta via parte di un peso che ho in fondo al cuore.
 
Sulla strada del ritorno poi le Pale di S.Martino ci saluteranno con una splendida e indimenticabile enrosadira.
 
Grazie amici miei : Claudio, Elisa, Flavio e Linda. 
 
Grazie Lagorai.










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