Risaliamo la val di Tovel, la giornata è tersa e il bosco è infuocato dai caldi colori autunnali.
Presso l'albergo Capriolo imbocchiamo la lunga strada sterrata che
sale verso Malga Tuena, tutti i sensi sono in allarme, siamo nei boschi
preferiti dal Re.
Dopo 9 chilometri di strada più o meno dissestata eccoci al divieto, nei pressi del quale parcheggiamo l'auto (1600 m).
Compagno dell'escursione odierna è Max che è da quando che conosco
che mi propone questa gita: il fantomatico sentiero 311! Sentiero che, a
suo tempo, la SAT aveva abbondato per garantire pace e tranquillità
agli ultimi esemplari di orso trentino quivi rifugiati.
Con zaini pieni di macchine fotografiche e binocoli c'incamminiamo, lungo un bel e panoramico sentiero, verso la malga Tuena.
Quando usciamo dal bosco siamo letteralmente rapiti dalla vista
della succitata malga (1740 m): un lungo edificio con sullo sfondo la
testata della val di Tovel, una grande distesa di boschi di abete e
rosso larice e più in alto il Campo Flavona e le cime imbiancate dalla
neve.
Dalla malga prendiamo la strada forestale e poco oltre imbocchiamo
il sentiero 311: alla faccia che non dovrebbe esistere.. c'è tanto di
cartello del parco con segnato “311 – Rifugio Peller”.
Il sentiero corre lungo ripidi pendii, a volte è un'esile traccia
sospesa su scoscesi canaloni; saliamo di buon passo e giungiamo nei
pressi di una sella con vista magnifica sulla perla di questa valle: il
lago di Tovel!
Proseguiamo tagliando i fianchi orientali della cima dell'Omet e
delle Pale della Vallina. Il sentiero è un continuo sali e scendi, più
scendi che sali a dire il vero. Ad ogni angolo la visuale è grandiosa,
canaloni che precipitano a valle, fitte selve, ghiaioni, prati d'alta
quota, è un continuo sbinocolare.
Dove il sentiero gira all'ombra bisogna prestar attenzione perché il terreno è gelato.
Siamo ora al cospetto delle verticali pareti del Castellaccio da
dove si rimonta l'alta val della Formiga. Il sentiero è in piedi, ma
l'ambiente è talmente stimolante che salgo di buona lena, più salgo e
più mi sento bene, una piccola e esposta cengia sulla valle, qualche
scatto fotografico ed eccolo là... il passo della Val Formiga (2072 m)
.. e il Pian della Nana.
Un frullare d'ali .. s'alzano in volo due pernici.
Con Max c'incamminiamo su questo vasto altipiano e immaginiamo
orsi scorazzare a destra e a manca; poco oltre decidiamo di risalire un
promontorio per pranzare.
Il Peller, il Pellerot, il Palon, la cima Nana.. i versanti sud sono tinti di giallo e rosso, mentre quelli nord sono innevati.
Finito di pranzare, mentre Max pisola, mi metto a gironzolare per
le doline del piano.. nel mio vagare arvicolesco riesco a stanare due
pernici.. che siano quelle di prima? Chi lo sa!
Dopo una ventina di minuti ritorno da Max e siamo pronti per il rientro.
Ritorniamo al passo e scendiamo la val Formiga, che ora è totalmente in ombra.
Cominciamo la lunga traversata, ora in leggera, ma costante,
salita. In uno dei numerosi canaloni Max avvista una "capriola",
imbraccio il binocolo e noto anche un piccolo che bruca sotto un abete.
La leggera foschia presente la mattina se n'è andata, ora la vista spazia dallo Sciliar alla Vigolana.
In un meraviglioso silenzio s'odono solo i cinguettii di numerose di cinciallegre che volano di mugo in mugo.
Dopo aver evocato una certa persona ecco che succede l'immancabile
inconveniente: a Max si rompe la stringa del binocolo! Incredibile e
inquietante!
Proseguiamo imperterriti fino al punto panoramico, gli ultimi
raggi di sole filtrano dal Brenta illuminando i larici poco sopra il
lago di Tovel. Estasi.
Da qui velocemente scendiamo sulla strada forestale, si sta facendo sempre più scuro.
Tra una chiacchiera e l'altra scandagliamo il bosco, ad un certo
punto noto un movimento veloce nel sottobosco “cos'è?”, binocolo “mmm..
mi pare un cedrone”, passo il binocolo a Max “un gallo cedrone!”,
fantastico.. si muove un poco e poi vola via in un frullare intenso di
ali! E subito dopo tre caprioli lo seguono spaventati. Emozionante
davvero!
Eccoci all'auto! Giornata ricca d'emozioni e d'ignuzzaggini nella zona che più amo del Brenta.
Anche oggi abbiamo inseguito l'ombra dell'orso.
Ogni passo ci porta sempre più vicino a lui..e a noi stessi.
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