Meta prescelta: Cima Collecchio concatenando la traversata dal rifugio Corvo al rifugio Dorigoni.
Nella caldazza più immonda partiamo alla volta della val di Rabbi; facciamo una tappa caffè a Cles, dove il giorno prima scorrazzava una coppia di cammelli, e poi su fino alla frazione di Cavallar (1550 m) dove parcheggiamo l'auto.
Zaino in spalla c'incamminiamo lungo la forestale che risale la val Lago Corvo; poco più avanti cominciamo a tagliare per un sentiero che attraversa bei boschi di larice. Tra una chiacchiera e l'altra giungiamo a malga Caldesa Bassa (1835 m), la superiamo e arriviamo a quella Alta dove, in compagnia di numerose mucche, facciamo una pausa ristoratrice prima della rampa.
Oltrepassato l'alpeggio, anziché prendere la direttissima che segue i tralicci della teleferica del rifugio, prendiamo il sentiero più lungo, ma non meno faticoso, che vi sale a zig zag..
Cominciamo a inerpicarci.. ahimè il bosco è agli sgoccioli e in poco tempo nulla ci protegge dagli implacabili raggi solari.
Dopo un “falsopiano” – che di piano non ha alcunché – vediamo in lontananza il rifugio, ma decidiamo di mangiare qui, sui verdi pascoli delle Maddalene.
Sono ammagliata dalla bellezza delle cime che stanno sul versante opposto al nostro - cima Mezzana e Valletta - c'è qualcosa che mi attira verso questi monti.
Nel frattempo proprio su quei agoniati monti sta iniziando a piovere a dirotto e anche la situazione verso il Brenta sta peggiorando.
Ormai sazie ci dirigiamo verso il rifugio Corvo Stella Alpina (2425 m) e ci fiondiamo in camera a sistemarci.
Vorremmo andare a fare un giretto ai laghi, ma il tempo si sta guastando repentinamente.. tuoni, fulmini, cielo color pece, nubi mammatus, crollo termico e chi più ne ha più ne metta. Inizia a piovere.
Ci corichiamo sulle brande e schiacciamo un breve pisolino, ma l'umidità ci fa risvegliare ben presto e decidiamo di scendere al bar per bere un the caldo.
Scendiamo in sala e, evitando la compagnia di locals dai modi alquanto “principeschi”, ci gustiamo una tazza di the accompagnata da un'ottima fetta di strudel (“Strudele.. ciava pomi!” cit.).
Grandina. Sono quasi due ore che piove, alla faccia della scarsa possibilità di rovesci e temporali.
Ritorniamo in camera e aspettiamo l'ora di cena.
Alle 19:30 rieccoci in sala pronte per una mangiata pantagruelica, menù: orzetto con tanto di speck, patate e carote e il mitico piatto sudtirolese uovo-patate-speck.. eh si, dopo intensi sforzi fisici bisogni evitare cibi ricchi di grassi.. LOL..e burp (Adb!).
Finalmente smette di piovere ma, anche se le nubi in cielo non promettono niente di buono, ce ne freghiamo e intabarrate nelle giacche anti-vento ci dirigiamo verso i laghi Corvo.
Essi sono ubicati nel circo glaciale delimitato dal Sas Fiorà e dal Collecchio, sono numerosi laghetti e zone umide i cui emissari confluiscono nel rio Corvo.
Anche se il cielo è minaccioso e cupo il posto non perde il suo fascino, anzi.. superiamo qualche pozza e torbiera ed eccoci sopra il lago Corvo.. placide acque con sullo sfondo il settore centrale del Brenta... che spettacolo!
Il gorgoglio dell'acqua e il belato delle pecore sono gli unici suoni che sentiamo.
Ci disperdiamo un po' e facciamo nostre queste emozioni, poi ci ritroviamo e scendiamo verso altri specchi lacustri, l'orizzonte verso nord est è occupato da una grossa incudine illuminata dal sole.
Si sta facendo buio e siamo senza pile frontali, così evitando di sprofondare nelle torbiere – le Paludi Morte – ritorniamo al rifugio.
“Venite piccoli hobbit.. vi porterò per sentieri sicuri! Gli orchetti non l'adoperano, gli orchetti non la conoscono. Seguitemi!”
“Vabbè.. notte!”
Ore 5:30 suona la sveglia pro-alba e mi sveglio dopo una notte semi insonne a causa del troppo caldo e della mancanza d'aria. Mi sporgo dal letto castello e apro le imposte della finestra.. tac.. Brenta con il mare di nubi che striscia lungo la val di Sole e Rabbi.. ahimè non è rosa come m'aspettavo, ma è pur sempre un bel vedere. Qualche foto e poi ritorno a letto.
Alle 6:30 siamo già in piedi, il rifugio è in movimento, ci prepariamo lo zaino e scendiamo per colazionare.
Il sole inonda la conca dei laghi e inizia a picchiare duro, salutiamo i cortesi gestori del rifugio e c'incamminiamo verso Cima Collecchio.
Ripassiamo lungo le rive del lago Corvo e saliamo sempre più in alto, il sentiero alterna ripidi strappi e riposanti piani, ci sono laghetti, torrentelli e nevai ovunque. Quello che stiamo attraversando è un ambiente di rara bellezza.
Saliamo sempre più di quota e a circa 2900 metri incontriamo un consistente nevaio. Un lungo traverso ci porta su di una crestina nevosa e qui.. rimaniamo di sasso.. la vista s'apre sulla val Saent, sul Vioz, sul Palon della Mare, sul Cevedale, sullo Sternai e su altre cento cime.
In 5 minuti siamo sulla cima del Collecchio – Gleck (2957 m).
Ci scambiamo un abbraccio fraterno.. sono quasi commossa!
Dopo un piccolo snack cominciamo la traversata verso il rifugio Dorigoni dove ci aspetta Claudio – sant'uomo – che si è offerto di venirci incontro per poterci permettere di compiere la traversata completa.
Scendiamo per la cresta del Collecchio fino al Giogo Nero da dove, per un un'altra valle ricca di laghi, si può scendere in val d'Ultimo; noi però caliamo dal lato opposto.
Il sentiero dapprima scende ripidamente poi prosegue con sali e scendi, in più punti è franato quindi bisogna prestare un po' d'attenzione, ma la fatica è ripagata dalla magnifica vista.
Siamo solo noi tre, mentre sotto di noi una processione di gente sta salendo al Dorigoni.
Superiamo la base di cima Sternai e finalmente avvistiamo il rifugio. Un'ultima ripida discesa ed eccoci nella bucolica piana che lo precede.. torbiere con eriofori e cascate fragorose!
In lontananza un viso famigliare, ecco Claudio, siamo finalmente al rifugio Dorigoni (2436 m), buttiamo gli zaini a terra e pranziamo; dopo un po' di relax optiamo anche per un buon yogurt con frutti di bosco.
Ad un certo punto Claudio si alza e va a farsi un giro per ritornare quasi subito “Meglio muoversi”. Sopra il Collecchio il cielo è nero e i cumuli sono in rapido sviluppo.
Cominciamo a scendere velocemente, è un peccato non godere della bellezza della val Saent, ma il brontolio in cielo ci fa soprassedere su questi pensieri.
Prima d'intraprendere il sentiero delle cascate Basse del Saent facciamo una pausa rinfrescante ovvero ci facciamo la “doccia” nella fontana.
Non arriviamo nemmeno a riposare un po' che udiamo altri tuoni, sempre più vicini, ci rimettiamo nuovamente in marcia. Numerosi incoscienti genitori, nonostante il temporale imminente, stanno risalendo il sentiero delle cascate con prole a seguito.. pazzi!
Siamo ormai nel fondovalle, sulle cime dirimpettaie sta grandinando, io e Linda vediamo un fulmine scendere dal cielo e cadere in una delle vallette laterali alla nostra, ma ormai siamo in prossimità del Rifugio Fontanin e al parcheggio.
Saliamo in auto e ritorniamo a Cavallar dove il caso vuole farci incontrare con Mirco & co., nostri compagni di una ferrata primaverile, anche loro reduci dal Collecchio.. le coincidenze!
Ci cambiamo e ci mettiamo le ciabatte, siamo cotte soprattutto dalla corsa, ma siamo soddisfatte di questa intensa due giorni passata all'insegna dell'amicizia.
“Non c'è deserto peggiore che una vita senza amici: l'amicizia moltiplica i beni e ripartisce i mali” Baltasar Graciàn
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