venerdì 22 luglio 2011

21-22/07/2011 Sentiero SOSAT e Sentiero Orsi: periplo del Brenta Centrale

Ci sono gite che, per una cosa o per l'altra vengono rimandate in continuazione, ma prima o poi, incastrando impegni vari, si riescono a fare.
Nella mia personale (e lunghissima) lista periodicamente spuntavano due nomi "sentiero Sosat" e "sentiero Orsi", così, approfittando di qualche giorno di ferie e dell'unica finestra di bel tempo, finalmente il progetto è divenuto realtà.. e Brenta sia!

Con Claudio ci dirigiamo verso il parcheggio di Vallesinella (1513 m), posteggiata l'auto ci carichiamo lo zaino in spalla che, tra attrezzatura da ferrata e l'occorrente per la notte in rifugio, pesa notevolmente.
Imbocchiamo il ripido sentiero 317 che sale al Rifugio Casinei; lungo il tragitto, tanto per cambiare, rinveniamo un'impronta del nostro fratello plantigrado.
Oltrepassiamo il Casinei (1850 m) e risaliamo verso il Rifugio Tuckett. Percorriamo questo tratto di sentiero in completa solitudine costeggiando un bel lariceto, gli scorci mozzafiato sulla Pietra Grande e sulla Presanella si sprecano.
Presto massi caotici e campi solcati prendono il posto del bosco e in men che non si dica siamo sulla terrazza del rifugio Tuckett (2270 m) dove facciamo una pausa osservando il sentiero che dovremmo percorrere di lì a breve ..mi chiedo "ma dove cavolo passa?".
Riprendiamo la marcia verso la bocca del Tuckett; ai piedi dell'omonima vedretta imbocchiamo il sentiero SOSAT che attraversa il versante nord occidentale del massiccio di Cima Brenta.
Ci infiliamo imbrago, kit da ferrata e casco.. mi fa sempre un certo effetto indossare queste attrezzature.
Incontriamo quasi subito dei gradoni di roccia che si superano grazie ad una scaletta e a delle funi; poi il sentiero prosegue per cenge a mezza costa dove bisogna prestar attenzione perché la roccia è bagnata dall'acqua di fusione della vedretta di Brenta Superiore.
Ora ci troviamo "sopra" il rifugio Tuckett in un pianoro disseminato da grossi e caotici massi creati dal continuo sgretolamento delle rocce dolomitiche. Attraversiamo questo piano e arriviamo su un "balcone" (2450 m) che si affaccia sul superbo Crozzon di Brenta e l'ardito Canalone Neri. Qui ha inizio la ferrata vera e propria, scendiamo per uno stretto camino e attraversiamo un caratteristico foro nella roccia. Tramite facile roccette attrezzate con cavo, staffe e scalette scendiamo nell'aspra gola che scende lungo le pareti delle Punte di Campiglio. Da qui è ben visibile il simbolo della SOSAT: la verticale scala lunga 30 metri!
Un gruppo di ragazzi romagnoli stanno facendo da tappo, quindi attendiamo un po' sul versante opposto. Poi, mentre Claudio filma, parto all'avventura: attraverso la cengia attrezzata, scendo una breve scaletta ed eccomi sotto la famigerata scala.
Comincio a risalirla, il peso dello zaino mi spinge indietro ma passo dopo passo procedo imperterrita ed eccomi finalmente in cima, sulla cengia.
“When all are one and one is all ..To be a rock and not to roll...And she's buying a stairway to heaven “ recitano i Led Zeppelin.
Lascio passare tre persone e poi mi sposto in avanti e, al calore del sole, attendo Claudio.
Percorriamo assieme la lunga cengia e giriamo lo spigolo nord delle Punte di Campiglio.. la vista sul rifugio Alimonta, sulle cime che lo circondano e sul Brentei è spettacolare.. anche se lo sguardo è attratto costantemente verso la mole della Tosa e del Crozzon.
Nel frattempo il tempo è peggiorato notevolmente: sulla Presanella sta piovendo, se non grandinando.
Aumentiamo un po' l'andatura e percorriamo l'ultima bassa cengia quasi a carponi. Poco più avanti rincontriamo i romagnoli, li superiamo nei pressi dell'ultimo camino attrezzato ed eccoci fuori dal "ferro"; tagliamo per ghiaioni e scendiamo al Brentei.
Al rifugio (2182 m) ci fermiamo a mangiare una decina di minuti poi il brontolio del temporale - anche se ancora relativamente distante - ci sprona a proseguire velocemente.
Risaliamo la val Brenta Alta: incredibile come nel giro di pochi metri si possa passare dal caos e dagli schiamazzi del rifugio, al silenzio delle crode.
Le nebbie giocano con i pinnacoli di Torre Prati, Bianchi e Nardelli, e anche il Basso fa mostra timidamente di se.
Attraversiamo la vedretta Bocca di Brenta, poi risaliamo un gradino roccioso attrezzato con cordino e infine affrontiamo l'ultimo ripido nevaio che ci porta sulla Bocchetta di Brenta (2552 m).
Il tempaccio incalza, percorriamo l'ultimo tratto di sentiero ed entriamo al riparo del rifugio Pedrotti (2491 m).
Dopo aver risolto un disguido circa la prenotazione, possiamo finalmente rilassarci bevendo del the caldo e sfogliando riviste.
Fuori imperversa il temporale: grandine, tuoni e turbinio di fulmini.
Dopo una fin troppo abbondante cena, usciamo a far due passi, le lontane Dolomiti fassane e l'amata Cima d'Asta emergono sfavillanti dalle nubi e un grosso arcobaleno fa capolino sopra le Piccole Dolomiti.
Calano le tenebre e tutti si ritirano nelle stanze. Bona not.

Circa alle 6 una potente luce rossa mi fa spalancare gli occhi, tempo due minuti e sono già fuori dal rifugio a godermi l'alba. Le cime che attorniano la Pozza Tramontana sono color cremisi e di egual coloro lo sono anche quelle che fanno da sfondo al rifugio.
Sto fuori a godermi il tepore e i colori del mattino, ancora una volta a bocca aperta di fronte a si tanta magnificenza.
Poi ritorno in camera, sveglio Claudio e facciamo colazione.
Salutiamo i rifugisti – gli indaffarati Nicolini - e scendiamo verso la dependance del Pedrotti, il rifugio Tosa; qui prendiamo il sentiero 303 denominato "Sentiero Osvaldo Orsi" o "Sentiero della Sega Alta" che le guide indicano come uno dei più remunerativi del gruppo dopo le Bocchette. Esso percorre la base orientale di tutta la catena centrale e a ogni passo dona scorci affascinanti.
Superiamo il canalone che scende dalla Bocchetta di Brenta, poi proseguiamo lungo il sentiero detritico.
L'alta valle che porta ai Massodi è inondata dal sole.
Ci troviamo ben presto nella busa degli Sfulmini, una conca selvaggia invasa da massi sul cui sfondo troviamo alcune cime "simbolo" del Brenta: la muraglia nord di Cima Brenta Alta, le cuspidi del Campanile Alto e Basso, seguono i denti degli Sfulmini, Torre di Brenta e Cima degli Armi.
Siamo senza parole estasiati dal panorama.
Proseguiamo in contro pendenza e incrociamo la targa ricordo a Pino Prati. Qui vicino parte anche la via ferrata Felice Spellini, inaugurata nel 2010 e dedicata alla guida scomparsa prematuramente.
Ora stiamo lambendo la busa degli Armi dove occhieggiano l'omonima cima, la cima di Molveno,lo Spallone del Massodi, Cima Baratieri e Punta Iolanda. Giungiamo alla sella (2510 m) che collega lo Spallone del Massodi al Naso dei Massodi e il panorama si apre sulla val Perse e sulle crode che la racchiudono.
Qui, vedendo che il sentiero in alcuni punti diventa solo un'esile traccia, mi sale un po' della solita paura o meglio, come giustamente fattomi notare da Claudio, la "paura di aver paura", ho un po' di tentennamenti, ma poi svaniscono e parto.
Si inizia subito con il tratto caratteristico di questo sentiero: la cosiddetta "Sega Alta", una lunga cengia ben attrezzata. Proseguiamo su un sentiero un po' friabile, poi incontriamo un nevaio un po' delicato: è ripido, la neve è dura e il cordino è coperto dalla neve.
Prestando molta attenzione lo attraversiamo gradinando per bene. Scendiamo ora, con facile arrampicata, su un costone roccioso. Siamo sotto l'imponente parete orientale di Cima Brenta, superiamo numerosi ghiaioni e facili nevai e poi eccoci dinnanzi al muro che sale alla Bocca del Tuckett.
Un po' per nevaio, un po' per ghiaioni, un po' a caso risaliamo costeggiando cima Sella e sbuffando sbuchiamo infine sulla Bocca del Tuckett (2648 m).. davanti a noi s'apre il sipario sull'alta valle del Tuckett e laggiù in fondo occhieggiano le mura del rifugio.
Breve sosta e poi giù per la vedretta di Tuckett (o vedretta di Brenta Inferiore), Claudio "scia" io scendo con calma.
Al rifugio pranziamo e ci rilassiamo al sole. Lo zainone mi ha stroncata, sulla spalla destra ho una piccola piaga.
A malincuore scendiamo verso il Casinei, dove ci fermiamo per una birretta e poi, ripudiando l'idea di arrivare troppo velocemente alla fine di questa due giorni, allunghiamo il cammino e imbocchiamo il “Sentiero dell'Orso” che ci porta a malga Vallesinella Alta (1681 m) e da questa scendiamo per il sentiero delle Cascate Alte.

Così, con lo scrosciare incessante del Sarca di Vallesinella che pulisce il corpo dalla fatiche, ma non la mente e il cuore dai ricordi e dalle emozioni vissute, giungiamo all'auto.

Bocca del Tuckett
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Cladio, Canalone Neri e Crozzo di Brenta
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Uno sguardo verso l'alta val Brenta
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Per cenge
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Verso l'Alimonta
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Alba dal rifugio Pedrotti
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Dal sentiero Orsi uno sguardo al rifugio Pedrotti e Tosa
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Io e Cla nella Busa degli Sfulmini
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Claudio e il Basso
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Scorci dal sentiero Orsi
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Ferrata SOSAT
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Cala la sera
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Walking..
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Nevaio
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1 commento:

  1. Che due giorni TOP!!! Il "mio" Brenta sta alla grande, nevai come da anni non vedevo così in forma grazie a quest'estate come dovrebbe essere sempre!

    Due sentieri, il sosat e l'orsi, che ho rifatto molto volentieri e che rifarei sempre ogni anno, tanto sono belli gli scorci di paesaggio!

    :)

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