Oggi l'idea era quella di andare in Sudtirol, sul Grande Ladro, ma viste alcune defezioni decidiamo di stare vicino a casa e quindi - io, Claudio e Max - ci dirigiamo verso la val di Non.
Lasciamo l'auto poco sopra il campo sportivo di Sporminore e imbocchiamo il sentiero 360: sin da principio la pendenza non da tregua e non la darà fino alla nostra meta.
Saliamo imperterriti attraversando un rigoglioso bosco di faggi inframmezzato da abeti bianchi. Fa molto caldo, l'aria è satura di umidità e lembi di nebbia strisciano tra le selve.
Ad un certo punto un rumore attira la nostra attenzione, sono due camosci, madre e figlio, che vedendoci fuggono via di gran lena.
Man a mano che saliamo prende spazio il lariceto con il suo sottobosco ricco di felci e rododendri, la nostra avanzata fa involare qualche femmina di forcello.
Nei pressi della località Trappola cominciamo finalmente a vedere il versante destro della Val Goslada, respiriamo a pieni polmoni e facciamo il pieno di emozioni. Su questi versanti avvistiamo diversi camosci e un capriolo.
Il sentiero ora spiana e s'insinua in una mugheta, la vista si apre sulla testata della valle che però è per lo più coperta da nubi.
A bordo sentiero vi sono numerosi gigli color cremesi e sui prati sottostanti pascolano altri camosci.
Superiamo il Croz della Malga e giungiamo alla malga Sporminore o Sporata (1931 m), dove comodamente seduti pranziamo.
Una brezza fastidiosa ci incita a partire, così imbocchiamo il sentiero 361 che sale spedito verso un piccolo passo. Durante la salita alzo lo sguardo e oltre il valico vedo sbucare una croce, accelero l'andatura ed ecco che mi trovo davanti il profilo familiare di cima Borcola.
Stiamo percorrendo il Sinter de le Pegore che attraversa la bucolica alpe Vedretti; i prati che ci circondano sono impreziositi da numerose negritelle. Contempliamo il panorama e cominciamo a scendere lungo un lariceto, sarebbe il posto ideale per vedere nostro fratello, ma la "suerte" l'abbiamo lasciata in Spagna.
Il sentiero ora lambisce la sinistra orografica della selvaggia val Cobel, in alcuni punti taglia la roccia e c'è qualche cordino. Su queste pareti, per mia immensa gioia, ci imbattiamo in qualche raponzolo di roccia.
Proseguiamo estasiati e beati nella nostra solitudine.
"C'è una gioia nei boschi inesplorati, C'è un'estasi sulla spiaggia solitaria, C'è vita dove nessuno arriva vicino al mare profondo, e c'è musica nel suo boato. Io non amo l'uomo di meno, ma la Natura di più." (George Gordon Byron)
Giriamo dietro la dorsale e, dopo una breve pausa, scendiamo verso uno spiazzo dove inizia la strada forestale. La magia respirata fino a pochi attimi prima svanisce di colpo: s'odono echi di voci e rombi di motore.
Incontriamo di lì a poco due fuoristrada, proseguiamo su strada e poi, per evitare l'ennesima jeep (avranno tutti avuto il permesso? Mah...), decidiamo di tagliare nel bosco e giungiamo in località La Pellegrina.
Qui inizia una massacrante discesa per vecchi tratturi ripidissimi e invasi da foglie secche, ci lanciamo verso il basso praticamente di corsa e in poco tempo giungiamo sulla forestale e al parcheggio, consapevoli anche oggi di aver toccato la vera anima del Brenta.
Causa pioggia a Malga Campa non ho potuto raggiungere Malga Sporminore. Un vero peccato. Ci riproverò. Una vera meraviglia.
RispondiEliminail 361 è un sentiero da evitare !!
RispondiEliminac'è troppa percorrenza, in parte segue una strada forestale e soprattutto la parte finale nel bosco fa veramente schifo !!
Vi consiglio di rifare il 360 anche al rientro. Veramente ottimo.
PS: belle le foto.