Stanchi di osservare i camosci con il lungo da casa, eccoci - io, Claudio e Flavio - ai laghi di Lamar pronti per un bel giro d'esplorazione della parete sud est della Paganella.
Nei pressi di malga Terlago Bassa (719 m) prendiamo il sentiero 627 e saliamo negli ampi e verdi pascoli che sovrastano i due laghi. Sto discorrendo con Flavio quando un movimento fulmineo attira la mia attenzione, giusto il tempo di vedere un codino bianco: è un capriolo che scappa a grandi balzi.
Raggiungiamo la forestale che porta a Monte Terlago e proseguiamo verso destra in cerca della traccia che sale al Canalon Battisti.
Dopo aver risolto l'arcano mistero della "finta otite" di Flavio (LOL!) intercettiamo il fantomatico sentiero e cominciamo a seguirlo. Passiamo vicino al ghiaione dove, comodamente dal salotto di casa, osserviamo i camosci. Lungo il sentiero, sul ramo di un pino mugo pregno di resina, c'imbattiamo in peli freschi d'orso.
Continuiamo a camminare fino a che ci troviamo di fronte a un “muro”. Le indicazioni sono chiare, il percorso meno. Il terreno è molto friabile e corre sotto delle vertiginose pareti, alla seconda scarica di sassi decidiamo prudentemente di ritornare sui nostri passi.
Nei pressi di un palco di caccia ci fermiamo a pranzare e la Paganella ci fa sentire la sua voce, quella più violenta e imprevedibile: grida di roccia frantumata!
Vista l'ora decidiamo di inoltrarci verso la mitica val Trementina. La testata di questa valle è famosa grazie alle vie d'arrampicata che la percorrono, ma dove non ci sono i climber regnano sovrani i camosci.
Imbocchiamo il sentiero 682, detto sentiero dei Pontesei. Un tempo questo esposto sentiero assecondava i numerosi canaloni della parete est della Paganella e terminava alla testata della val Manara. Da anni però è chiuso, e penso mai aprirà, perché in più punti è inagibile a causa delle numerose frane.
Da notare che, mentre se lo si prende dalla val Manara c'è il cartello di sentiero chiuso, da questo lato non c'è alcuna segnalazione.
In località Mez Pian c'inoltriamo in una verde faggeta. Ci sono degli alberi enormi e contorti, c'è magia nell'aria, in alcuni punti mi sembra di camminare nelle Foreste Casentinesi. Ma tutto ad un tratto il mio stato di contemplazione è rotto da un concitato calpestio, è un camoscio che scappa via.
Proseguiamo fino al profondo intaglio della val Trementina; rapiti dall'asprezza del luogo c'inoltriamo a esplorare la gola dell'omonimo rio. Ritornati sui nostri passi andiamo avanti fino a uno spiazzo panoramico (1112 m) dove ci fermiamo a sbinocolare; il sentiero è franato poco dopo.
In alto, su una parete verticale, fa capolino un camoscio, non si capisce dove si stia appoggiando, sembra librarsi nell'aria, ci “fischia” e poi fugge via. Sotto di noi, nella sua selvaggia bellezza, si snoda la val Manara.
Su una prateria baciata dal sole individuiamo tre camosci pascolare pacificamente, quand'ecco nell'aria un grido, è il grido dell'aquila. Silenzio e poi ancora un altro grido, ci sono due aquile. Questo suono mi ha fatto vibrare il cuore.
Una sparisce in val Trementina, l'altra volteggia in alto, sempre più lontana fino a sparire nel bianco delle nubi.
Sto ancora seguendo il volo del rapace, quando un rumore alle mie spalle attira la mia attenzione due camosci si rincorrono a perdifiato lungo un canalone alla nostra sinistra.
Dopo questi momenti di pura estasi faunistica ci rimettiamo in cammino e al bivio della Terlago Bike scendiamo verso la val Morta; seguiamo poi lungo la comoda strada forestale che ci riporta ai laghi di Lamar.
Flavio esplora la Val Trementina
Uno sguardo verso la Val Manara e Fai della Paganella
La faggeta
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