martedì 31 maggio 2011

31/05/2011 Alla scoperta dei Gorski Kotar: Veliki Risnjak (Croazia)

A due giorni dalla salita al Snežnik e stretti fra previsioni meteo che si fanno sempre più pessimistiche decidiamo di espatriare in Croazia.
Passato il fantomatico valico di Babno Polje a suon di "A che bello 'o café, pure in carcere 'o sanno fa Co' a ricetta che a Ciccirinella, compagno di cella, c'ha dato mammà" (De Andrè) eccoci nella regione del Gorski Kotar, precisamente nel parco nazionale del Risnjak.

In questa regione c'è una confluenza di climi: quello fresco dinarico, quello mite Adriatico e quello continentale del bassopiano pannonico. Anche questa zona, come lo Snežnik, è carsica coperta da boschi di faggio e abete fino a 1200 metri, segue la faggeta e sulla cima regna la mugheta.

Dopo aver affrontato innumerevoli curve giungiamo a Crni Lug e da qui prendiamo la strada per la località Bijela Vodica (678 m), dove parcheggiamo l'auto nei pressi della casa del parco.
Siamo gli unici escursionisti e ciò ci rallegra, un rapido sguardo ad alcuni pannelli informativi e poi imbocchiamo il sentiero denominato "Horvatova staza" ovvero il Sentiero di Horvat, promotore e protettore del Risnjak.
Fino a Podi e a Vučja jama (Grotta dei Lupi) si percorre una strada forestale poi inizia il sentiero vero e proprio.

La foresta che ci circonda è magnetica, in men che non si dica si viene rapiti dall'arcana magia delle selve.
Centinaia di suoni, di canti, di sussurri.
Il vento scuote le chiome di faggi colonnari facendole muovere all'unisono come le onde del mare.
Qua e là, fra un ricco sottobosco di felci, affiorano massi e lastre di bianco calcare.
Sugli umidi tronchi fanno capolino numerosi funghi e mughi.
Lungo il sentiero spuntano impronte di ungulati e una borra di un rapace notturno.
E' tutto un brulicare di vita.
Stiamo camminando su sentieri che abitualmente sono percorsi da orsi, lupi e linci, e sicuramente questa cosa rende questi boschi ancor più magici.. ma ora siamo solo noi tre e la foresta vergine.

Dopo aver superato alcuni bivi giungiamo a quello per Smrekovac (1193 m) e in lontananza sentiamo voci umane: l'idillio è rotto!
Usciamo dalla faggeta ed entriamo nella mugheta, le voci si fanno sempre più forti e fastidiose. Dopo un'ultima rampetta sbuchiamo al rifugio Schlosserov dom (ca 1406 m) e qui l'amara sorpresa: ci saranno una 40ina di ragazzini urlanti. 100 metri sopra.. la cima e anche là la prospettiva non migliora.. ragazzini ovunque!!!

Pranziamo in un posto un po' appartato in attesa che la cima si liberi.
Nel frattempo grossi cumuli si stanno addensando a est e sud-est.
Finalmente i "marmocchi" si preparano alla discesa, di conseguenza noi cominciamo a salire. 'Sti 100 metri con il pranzo sullo stomaco e nel caldo dela mugheta sono "drammatici", ma finalmente eccoci in cima al Veliki Risnjak (1528 m), la vetta più alta di questi monti.
Il panorama è spettacolare, a nord fa capolino il "nostro" Monte Nevoso Sloveno e più vicino quello croato, verso ovest il mare, il resto.. fin dove l'occhio si perde... bosco e poi ancora bosco.. e il mio pensiero vola..
Stiamo in cima una 20ina di minuti poi, visto il tempo sempre più cupo e il lungo tragitto che c'attende, decidiamo di ripiegare.
Durante la discesa, poco lontano dalla cima, incrociamo una vipera.
Dal rifugio imbocchiamo il "Staza preko Markovog brolog" sentiero alternativo che, attraverso il valico di Medvjeđa vrata (traduzione ”La porta dell'orso”), scende a Bijela Vodica .

Cominciamo il lungo rientro e nei pressi di una suggestiva faggeta ci perdiamo a meditare, finalmente è ritornato il silenzio.
Respiriamo a pieni polmoni e la pace ci pervade.
La luce del sole filtra tra le verdi foglie dei faggi e illumina il fitto sottobosco di felci.
Gli uccelli cantano a pieno regime.
Siamo ancora una volta un tutt'uno con la foresta e mi vengono in mente le illuminanti parole di Henry David Thoreau: "Andai nei boschi per vivere con saggezza, vivere con profondità e succhiare tutto il midollo della vita, per sbaragliare tutto ciò che non era vita e non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto."
Quanta verità in queste parole.

Valichiamo la Medvjeđa vrata (1287 m) e proseguiamo il nostro cammino quando ad un certo punto, poco prima di Markov brlog, cominciamo a sentire odor "di selvatico": stiamo fermi una mezz'ora a fiutare l'aria, talvolta l'odore è pungente, probabilmente l'orso non è lontano.
Con titubanza riprendiamo la marcia e dopo un lungo incedere eccoci finalmente nella vallata di Leska dove c'è un interessante sentiero didattico del parco .
In breve eccoci all'auto dove lanciamo gli scarponi al vento!
Siamo demoliti ma estasiati di aver fatto parte, anche solo per poche ore, di questi boschi.


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3 commenti:

  1. 'cominciamo a sentire odor "di selvatico"'...
    Affascinante, fitta come certe foreste canadesi!
    Bravissimi, ottimo reportage e foto coinvolgenti!

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  2. bellissimi: racconto, giornata, foto e il tizio con maglia arancio*... :)

    "sì insomma odore tipo goggiadoro o spor!!" :P

    vipera! :-/

    max

    *(che tra le 2 gite è stata lavata, nda):D

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  3. Fiordaliso ha detto che il tipo con la maglia color ANAS "no'l varda for poi così mal" :D

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