Il giro del Pasubio con un esperto della Grande Guerra è un'escursione che come SAT volevamo fare nel 2010, ma a causa del maltempo era saltata.
Finalmente ecco giungere il momento propizio.
Per evitare la levataccia di domenica a causa della fantomatica Marcia del Pasubio, con Claudio, Flavio, Elisa e Clara decidiamo di salire al rifugio Lancia il sabato.
Dopo aver fatto un giro turistico a Terragnolo. "Ma non dovremmo essere di là?". Dietrofront.
Dopo aver risalito la sinistra orografica della Vallarsa a causa di un divieto mal interpretato. "Ma non dovremmo esser su quel lato della valle?".
Dopo aver forzato un divieto in combutta con due motociclisti.
Eccoci finalmente al parcheggio di Malga Cheserle (1402 m)e qui per caso incontriamo la nostra guida, il mitico Mauro Zattera, che sta aspettando un suo amico.
Ci salutiamo e ci diamo appuntamento più tardi in rifugio.
Fa molto caldo e stiamo già sognando una fresca e dissetante birra.
Risaliamo lungo la strada – segnavia 101 - con bella vista sui costoni meridionali dell'Alpe Alba; nei pressi di una verde radura circondata da larici facciamo una breve pausa.
Giungiamo al rifugio Lancia (1802 m) e, abbandonate le velleità alpinistiche, ci diamo alle velleità alcolistiche. Ben presto arrivano anche Mauro e il suo amico mestrino Alessandro e ce ne stiamo all'aria a parlare di racconti di guerra, di viaggi, di fantasmi e il tempo vola.
Tutti a tavola, la cena è pronta... e che cena!
Nel frattempo si uniscono a noi anche altri tre amici di Mauro, tutti dell'Associazione Cime e Trincee, e la tavolata si allarga.
Il sole sta calando dietro l'Alpe Alba, giusto il tempo di vedere gli ultimi caldi raggi di sole baciare le sue praterie.
Con Claudio, Flavio e Elisa andiamo a far due passi digestivi, mentre nell'aria echeggiano strani richiami avvistiamo un capriolo che placidamente sta brucando nel prato sotto di noi.
Rientriamo in rifugio, ultime chiacchiere e poi tutti in camerata.
Motto del giorno: "Bevo pivo finché vivo, bevo Lasko finché casco"
Dopo una bella dormita eccoci intenti a colazionare tutti assieme, Alessandro e i tre amici partono alla conquista di gallerie e camminamenti, noi attendiamo gli altri 13 satini.
Alle 9.15 arrivano alla spicciolata, tempo di un caffè e poi ha inizio il viaggio nella storia.
Seguendo il segnavia 102 saliamo alla Bocchetta delle Corde (1894 m) con bella vista sul Monte Testo e il Corno Battisti: Mauro inizia a raccontarci della Grande Guerra e il viaggio, oltre che fisico, diventa mentale.
Proseguiamo lungo il sentiero 105 che taglia il versante meridionale del Roite, sotto di noi si apre l'alpe Cosmagnon. Nel frattempo ci raggiunge l'altro esperto di Pasubio, Gino di Valdagno.
Arriviamo alla sella del Roite (2081 m) e giriamo sul versante orientale del Piccolo Roite, percorriamo camminamenti e scalinate. L'intero paesaggio del Pasubio è sconvolto dai combattimenti della Grande Guerra: la superficie è martoriata dai crateri delle bombe e si notano ancor oggi trincee, camminamenti, gallerie e ricoveri.
Maciniamo chilometri senza rendercene conto, ammaliati dai racconti di Mauro e Gino.
Ed eccoci infine sulla selletta del Piccolo Roite in prossimità dei due Denti.
I Denti sono due speroni rocciosi posti l’uno di fronte all’altro sul crinale principale e sotto di essi vi è una delle più importanti opere belliche del Pasubio ovvero il sistema sotterraneo dei due Denti. Dopo le prime fasi del conflitto il dente meridionale - Dente Italiano - fu fortificato dagli italiani, mentre quello settentrionale dagli austriaci - Dente Austriaco. Sono delle vere e proprie fortezze naturali, in cui furono scavati postazioni d’artiglieria, ricoveri e feritoie.
Nell'inverno 1917-18 furono teatro di una guerra parallela denominata “guerra sotterranea” (o "guerra delle mine") in quanto lo scopo di entrambe le parti era quello di far saltare con l’esplosivo le postazioni nemiche.
Entriamo nel Dente Austriaco grazie alla Galleria Ellison. Questa deve il suo nome al generale Otto Ellison, colui che, a riguardo del Dente Austriaco, disse "Si ricordi che le più grandi battaglie, per la conquista del Pasubio, furono combattute in uno spazio lungo 200 metri e largo ottanta" .. in 10 giorni ci furono oltre 4000 morti!
L'entrata è a dir poco claustrofobica, bisogna mettersi a carponi e proseguire verso l'oscurità, non è una sensazione piacevole, ma la curiosità spinge avanti.
Gino ci illustra, con una sensibilità fuori dal comune, come poteva essere la vita in queste gallerie: la perenne umidità, il freddo dell'inverno, la fame, la paura, la lotta contro i topi, la nostalgia di casa, il fischio delle bombe, la morte sempre dietro l'angolo... da dove arriverà dall'alto? o dal basso?
"Sergentmagiù ghe rivarem a baita?"
Usciamo dalla galleria; nel frattempo il cielo si è coperto di nubi, saliamo in cima al Dente Austriaco e pranziamo.
Ben presto giunge il tempo "de nar nar nar", manca ancora molto.
Scendiamo alla sella dei Due Denti (2175 m) e qui ci si parano dinnanzi le macerie del Dente Italiano (2220 m).
Stiamo per entrare nella zona sacra del Pasubio, così dichiarata dal Regio Decreto n. 1386 nel 1922, un'assurdità non comprendere anche il Dente Austriaco. Stupidi campanilismi.
Il Dente Italiano, all'inizio del conflitto mondiale, diventò un punto di forza dell'esercito italiano sul Pasubio, occupato nell'iniziale ritirata austriaca per fortificare le linee di difesa. Tuttavia, durante la Strafexpedion, l'esercito asburgico avanzò fino ad insidiare la stessa Cima Palon, assestandosi all'inizio dell'estate 1916 sulla linea fra i Denti.
La grande battaglia del 2 luglio 1916 vide il tenente Damaggio fermare l'avanzata nemica sulla selletta fra Dente e Cima Palon, da cui il nome della selletta stessa.
Durante la guerra di mine il Dente Italiano fu scavato non solo per offrire postazioni di fuoco e ricoveri per l'esercito italiano, ma anche nel tentativo di insinuarsi, per farle saltare con l'esplosivo, sotto le postazioni nemiche del Dente Austriaco. Dal settembre 1917 al 13 marzo 1918 vennero fatte brillare numerose mine senza mai ottenere i risultati voluti.
Alle 4.30 del 13 marzo 1918 furono fatti brillare 50.000 kg di tritolo e altri esplosivi sotto il Dente Italiano, provocando una grossa esplosione e causando il crollo della parte settentrionale del monte. Rimasero uccisi nel crollo 52 militari italiani e, a causa del ritorno di fiamma dei gas, anche 3 austro-ungarici. Fortunatamente le postazioni italiane erano state ridotte al minimo a causa di una mina italiana che doveva essere fatta scoppiare quella mattina stessa.
Nei pressi della Selletta Damaggio (2200 m ) entriamo nella galleria che prese il nome dal comandante della Brigata Liguria Achille Papa che ci porta diritti su Cima Palon (2232 m), la vetta più alta del Pasubio.
Da cima Palon scendiamo verso la Chiesetta di Santa Maria e alla vicina Selletta Comando (2070 m) da cui parte la cresta che sale al Corno del Pasubio dove avvistiamo un camoscio. Proseguiamo sul sentiero 120 fino alle Sette Croci e alla Selletta del Groviglio (2077 m), da questa risaliamo alla Sella del Roite e seguendo il sentiero 105 ci portiamo alla Selletta ovest dei Campiluzzi con vicino il grazioso bivacco della SAT di Rovereto.
Percorrendo un bel sentiero che si snoda tra mughi e larici ritorniamo alla Bocchetta delle Corde e da qui in breve al Lancia dove incontriamo gli amici del giorno prima.
Al rifugio ci concediamo un'ultima birra prima del ritorno a casa, nell'aria echeggia un po' di sana malinconia perché giornate così ricche di emozioni si vivono raramente.
Un sentito e immenso grazie va a Gino e Mauro che ci hanno saputo trasmettere con passione le vicende drammatiche che si sono svolte in questi luoghi.
E' così che a parer mio si deve andar in montagna, non solo per la smania di conquistare cime, collezionare dislivelli o per l'atto sportivo in sé, ma cercando di apprendere sempre di più sul territorio, sulle tradizioni, sulle leggende, sulla flora, sulla fauna, sulla storia... e soprattutto da quest'ultima imparare a non commettere altri errori.
Per non dimenticare.
Costoni sotto l'Alpe Alba
Rifugio Lancia
Tramonto al Lancia
Girovagando in Pasubio
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