Dopo aver trascorso la notte al fresco di Grumes ci dirigiamo verso la Val di Fiemme dove, dalla località Cascata di Cavalese, imbocchiamo la strada sterrata che sale a Tabìa e nei pressi del Ponte Crosette (ca 1100 m) parcheggiamo l'auto.
C'incamminiamo lungo la carrareccia che si alza gradatamente costeggiando il rivo di Val Moena. Siamo immersi in una lussureggiante pecceta con un sottobosco ricco di megaforbie e muschi.
Lungo la via avvistiamo un curioso scoiattolo nero.
Dopo esserci rinfrescati alla sorgente del Pontaion raggiungiamo Malga delle Caore (1706 m) e la valle comincia ad aprirsi come d'incanto: il rio solca un ampio vallone con la piramide di Cima Stellune che fa da sfondo.
Superiamo la Malga Nuova di Valmoena (1744 m) e percorriamo il fondovalle fino al bivio con il sentiero 317 b.
Il cielo si è incupito, il Castel di Bombasel è ammantato da nubi per ora innocue.
Cominciamo a salire ripidamente in un bel bosco di larici, cirmoli e rododendri in fiore, e qui più che mai percepisco il profumo del Lagorai.
Esso è un mix di odor di larice, cimbro, rododendro, muschio, lichene e porfido. E' un'essenza particolare che non riesco a percepire altrove e mi viene in mente una strofa della poesia “Profumo de Lagorai” di Paride Franceschini:
“Endò che te snasi sol e sempre quel profumo
primavera, istà, inverno e autuno,
profumo che no se desmentega mai..
profumo de Lagorai”.
Giungiamo al Baito del Cimon (ca 2000 m) e una coppia di simpatici fiemmazzi ci offre un litro di caffè a testa.
Ringraziati i due affabili signori e dopati a dovere riprendiamo il sentiero che s'alza risalendo a zig zag la parete est del Cimon di Val Moena.
Giungiamo su una selletta dove inizia la rocciosa cresta sud del nostro Cimon e la vista s'apre a 360°: a sud est la testata della Val Moena è sbarrata dall'ardito Cimon delle Stellune e in lontananza si nota Cima Lagorai, a ovest l'anfiteatro del Forame coronato dalla Cima dell'Inferno, a sud il severo Cimon di Busa Grana, a est il Cimon del To della Trappola, il Castel di Bombasèl e il Cimon della Roa.
Cominciamo l'attacco alla cima. Non essendoci segnavia percorriamo il costone sud seguendo ometti di pietra. Sotto di noi un camoscio sta risalendo la val Forame. Ho le gambe un po' imballate (altro che doping da caffè!) e quindi procediamo lentamente.
Il sentiero risale i ripidi prati e le pietraie franose che danno sul versante della val Forame, bisogna prestare attenzione. Procediamo lungamente in costa; durante la salita incontriamo per caso Marina, un'amica della SAT di Lavis, e scambiamo due chiacchiere.
Un ultimo sforzo e siamo sul largo spallone erboso che ci porta in vetta al Cimon di Val Moena (2488 m). Purtroppo verso nord il cielo è coperto e le nebbie stanno strisciando velocemente verso di noi. Verso sud invece il panorama è simile a quello visto dalla forcella, solo che da qui si scorge anche il piccolo laghetto del Forame sotto la Busa Grana.
Vista la nebbia incombente decidiamo di mangiare alla Forcella del Capitello (2253 m) quindi, sempre prestando la massima attenzione, ridiscendiamo dalla cima e nei pressi del capitello costruito alla memoria dei caduti in guerra, pranziamo.
Finito cominciamo a calare lungo la selvaggia val del Forame, entriamo in un valloncello scavato fra aspre rocce dal rio del Forame.
Il paesaggio è delizioso, giriamo l'angolo e ci si para davanti un bel promontorio tappezzato di cembri e rododendri in fiore.
Entriamo ora nel rado bosco di larici e talvolta attraversiamo radure, spesso torbose.
Sul versante sud ovest del Cimon un camoscio ci scruta da lontano.
Giungiamo alla Malga Forame Alta (1909 m) dove imbocchiamo la forestale, di fronte a noi si erge il Corno Nero.
Scendiamo lungo questa strada, oltrepassiamo la Casera delle Capre (1610 m) e poco oltre, nei pressi di un tornante, attratti dalla prospettiva di trovare funghi, proseguiamo diritti nella peccetta.
Ci reimmettiamo poi sulla strada succitata e la percorriamo fino al Ponte Brustolaie, dove la mattina abbiamo preso per la Val Moena e da qui in breve all'auto.
Grande la riflessione sull'odore del Lagorai ! E' una sensazione che provo anch'io ma non sono mai riuscito ad eviscerare, per es. sulle Alpi di Ledro ma anche nelle valli Cluoza o Trupchun (Engadina) nella stagione del bramito dei cervi - forse per l'odore dell'estro portato dal vento ?
RispondiEliminaCiao di nuovo.