Per quelli che non possono fare a meno della montagna... per quelli che aspettano la neve... per quelli che seguono l'ombra dell'orso...
lunedì 2 dicembre 2013
mercoledì 23 ottobre 2013
16/08/2013- 24/08/2013 Vacanze slovene
Eccoci di nuovo nella nostra seconda casa, il Gostišče Mlakar dell'amico Miha.
Il programma generale è fare passeggiate mattutine, riposo pomeridiano e giri serali pro fauna.
Il primo giorno decidiamo di fare un giro in zona Masun nel Racna Gora; parcheggiamo l'auto nei pressi di un grande prato e risaliamo verso un dosso percorrendo uno degli innumerevoli tratturi creati dai boscaioli. Intercettiamo poi la strada principale e per il ritorno percorriamo quella.
Ad un certo punto sento dei rumori provenire dal fitto del bosco, prima il verso di una ghiandaia poi qualcos'altro d'indefinito, faccio notare la cosa a Claudio ma niente di che, fatti pochi passi risentiamo il rumore, la visibilità è nulla, provo a scrutare meglio fra i rami e vedo lontano la sagoma di un piccolo quadrupede che cammina parallelo a noi, ma non si capisce cos'è.
Il bosco s'apre un po' e allora cominciamo a guardare, ed ecco che fra le alte felci sbuca una testolina, due occhietti curiosi e due orecchie pelose: è un cucciolo d'orso! Dopo l'iniziale e immancabile tuffo al cuore (sempre emozionante vedere questo animale allo stato brado) mi sorge un questione, se c'è il piccolo.. dov'è la mamma? Da mamma orsa quale sono e sarò, so che non è saggio rimanere in questo posto, così acceleriamo il passo e cominciamo a parlare a voce alta per rendere nota la nostra presenza, l'orsetto se ne infischia e lo sentiamo seguirci parallelamente nel bosco. Una volta arrivati all'auto risaliamo la strada appena percorsa per vedere se il piccolo è ancora là.. lo ribecchiamo, ma appena ci vede fugge via a rotta di collo, niente madre, probabilmente sono stati separati da qualche imprevisto.
Buona fortuna piccolo mio, ne hai davvero bisogno!
Non paghi dell'avvistamento già dalla sera si comincia a puntare in grande: serata in capanno fotografico nei pressi di Trava. L'altana è ubicata sul terreno e l'ambiente che ci circonda è davvero suggestivo (altro che l'altanaccia dello scorso anno), il bosco di faggi è rado, filtra bene la luce e il sottobosco è cosparso di chiare rocce calcaree.
Alle 18:20 dopo innumerevoli ghiandaie e uccelli di tutti i tipi, cala il silenzio, il solito preludio e Claudio dice “orso”, eccola, un'orsa arriva in perlustrazione, si muove sicura fra le rocce e comincia a sgranocchiare del cibo, dopo 5 minuti arriva anche il suo piccolo. I due mangiano. Il cucciolo è di una tenerezza infinita: lo osservo mentre si mordicchia le zampe, mentre esplora la zona, mentre s'arrampica e mordicchia dei rami, il tutto coronato da una serie di espressioni dolcissime.
Alle 18:45 i due se ne vanno sfilando in tutta la loro magnificenza vicino all'altana, se ne stanno via un quarto d'ora e poi ricompaiono dall'altro lato del bosco e stanno lì, a pochi metri da noi, fino alle 19:35 quando, visto l'imminente crepuscolo, siamo costretti a cacciarli a suon di schiamazzi e colpi sul capanno.
Nei giorni seguenti c'avventuriamo nei boschi dello Snežnik vicino a Mašun, nella zona del Blosko Jezero, sul monte Visevec nel fantastico altopiano di Babno Polje, a Goričice nei pressi del Cerknisko Jezero, sul sentiero naturalistico di Sviščaki e infine un giro alle sorgenti dell'Obrh fino al Castello di Snežnik.
Le sere o le mattine all'alba ci vedono impegnati in lunghi giri in auto dove gli avvistamenti di caprioli, allocchi, volpi, poiane non mancano mai.. di particolare suggestione ricordo un'alba immersi nelle brume con caprioli tra i lembi di nebbia e poiane a caccia. Poi beh.. gli immancabili orsi ovviamente... oltre quelli già menzionati ne avvisteremo altri 3, tutti a bordo strada.. magici attimi.. l'avvistamento, lo sgomento e una fuga precipitosa.
C'è anche tempo per una seconda altana, a Stari Kot, questa si trova su un albero a circa 3 metri d'altezza, ci andiamo con Daniele un altro ospite di Miha. Arriviamo poco sotto all'altana, ed ecco il cacciatore che c'accompagna che comincia a gesticolare come un pazzo, cosa c'è? Mi innalzo su un masso.. toh un orso!!! E' a pochi metri da noi, sta mangiando, tempo di capire che è osservato e scappa a tutta velocità, il cacciatore (con tanto di fucile!) pare terrorizzato, noi (sfucilati!) siamo tranquillissimi.. strano il mondo è?
Saliamo in altana, è un po' scomoda rispetto all'altra, vista la panza soffro un po'. Ci accomodiamo e aspettiamo, verso le 18:05 fa capolino un grosso orso, è molto cauto e titubante, annusa gli alberi e le rocce, fa qualche passo, l'altana scricchiola un po' e questo si da alla fuga per non tornare più. Peccato. Claudio e Daniele tenteranno un'altana anche l'ultimo giorno ma la fortuna non sarà con loro.
Finiscono così l'ennesime appaganti vacanze slovene.. la prossima volta si ritornerà in tre!
Il programma generale è fare passeggiate mattutine, riposo pomeridiano e giri serali pro fauna.
Il primo giorno decidiamo di fare un giro in zona Masun nel Racna Gora; parcheggiamo l'auto nei pressi di un grande prato e risaliamo verso un dosso percorrendo uno degli innumerevoli tratturi creati dai boscaioli. Intercettiamo poi la strada principale e per il ritorno percorriamo quella.
Ad un certo punto sento dei rumori provenire dal fitto del bosco, prima il verso di una ghiandaia poi qualcos'altro d'indefinito, faccio notare la cosa a Claudio ma niente di che, fatti pochi passi risentiamo il rumore, la visibilità è nulla, provo a scrutare meglio fra i rami e vedo lontano la sagoma di un piccolo quadrupede che cammina parallelo a noi, ma non si capisce cos'è.
Il bosco s'apre un po' e allora cominciamo a guardare, ed ecco che fra le alte felci sbuca una testolina, due occhietti curiosi e due orecchie pelose: è un cucciolo d'orso! Dopo l'iniziale e immancabile tuffo al cuore (sempre emozionante vedere questo animale allo stato brado) mi sorge un questione, se c'è il piccolo.. dov'è la mamma? Da mamma orsa quale sono e sarò, so che non è saggio rimanere in questo posto, così acceleriamo il passo e cominciamo a parlare a voce alta per rendere nota la nostra presenza, l'orsetto se ne infischia e lo sentiamo seguirci parallelamente nel bosco. Una volta arrivati all'auto risaliamo la strada appena percorsa per vedere se il piccolo è ancora là.. lo ribecchiamo, ma appena ci vede fugge via a rotta di collo, niente madre, probabilmente sono stati separati da qualche imprevisto.
Buona fortuna piccolo mio, ne hai davvero bisogno!
Non paghi dell'avvistamento già dalla sera si comincia a puntare in grande: serata in capanno fotografico nei pressi di Trava. L'altana è ubicata sul terreno e l'ambiente che ci circonda è davvero suggestivo (altro che l'altanaccia dello scorso anno), il bosco di faggi è rado, filtra bene la luce e il sottobosco è cosparso di chiare rocce calcaree.
Alle 18:20 dopo innumerevoli ghiandaie e uccelli di tutti i tipi, cala il silenzio, il solito preludio e Claudio dice “orso”, eccola, un'orsa arriva in perlustrazione, si muove sicura fra le rocce e comincia a sgranocchiare del cibo, dopo 5 minuti arriva anche il suo piccolo. I due mangiano. Il cucciolo è di una tenerezza infinita: lo osservo mentre si mordicchia le zampe, mentre esplora la zona, mentre s'arrampica e mordicchia dei rami, il tutto coronato da una serie di espressioni dolcissime.
Alle 18:45 i due se ne vanno sfilando in tutta la loro magnificenza vicino all'altana, se ne stanno via un quarto d'ora e poi ricompaiono dall'altro lato del bosco e stanno lì, a pochi metri da noi, fino alle 19:35 quando, visto l'imminente crepuscolo, siamo costretti a cacciarli a suon di schiamazzi e colpi sul capanno.
Nei giorni seguenti c'avventuriamo nei boschi dello Snežnik vicino a Mašun, nella zona del Blosko Jezero, sul monte Visevec nel fantastico altopiano di Babno Polje, a Goričice nei pressi del Cerknisko Jezero, sul sentiero naturalistico di Sviščaki e infine un giro alle sorgenti dell'Obrh fino al Castello di Snežnik.
Le sere o le mattine all'alba ci vedono impegnati in lunghi giri in auto dove gli avvistamenti di caprioli, allocchi, volpi, poiane non mancano mai.. di particolare suggestione ricordo un'alba immersi nelle brume con caprioli tra i lembi di nebbia e poiane a caccia. Poi beh.. gli immancabili orsi ovviamente... oltre quelli già menzionati ne avvisteremo altri 3, tutti a bordo strada.. magici attimi.. l'avvistamento, lo sgomento e una fuga precipitosa.
C'è anche tempo per una seconda altana, a Stari Kot, questa si trova su un albero a circa 3 metri d'altezza, ci andiamo con Daniele un altro ospite di Miha. Arriviamo poco sotto all'altana, ed ecco il cacciatore che c'accompagna che comincia a gesticolare come un pazzo, cosa c'è? Mi innalzo su un masso.. toh un orso!!! E' a pochi metri da noi, sta mangiando, tempo di capire che è osservato e scappa a tutta velocità, il cacciatore (con tanto di fucile!) pare terrorizzato, noi (sfucilati!) siamo tranquillissimi.. strano il mondo è?
Saliamo in altana, è un po' scomoda rispetto all'altra, vista la panza soffro un po'. Ci accomodiamo e aspettiamo, verso le 18:05 fa capolino un grosso orso, è molto cauto e titubante, annusa gli alberi e le rocce, fa qualche passo, l'altana scricchiola un po' e questo si da alla fuga per non tornare più. Peccato. Claudio e Daniele tenteranno un'altana anche l'ultimo giorno ma la fortuna non sarà con loro.
Finiscono così l'ennesime appaganti vacanze slovene.. la prossima volta si ritornerà in tre!
mercoledì 18 settembre 2013
14/09/2013 Sbinocolando a Prada (Paganella)
Eccoci nuovamente in quel di Monte Terlago per il consueto giro ai bucolici prati di Prada e del Prà Bedole. La giornata è nitidissima e la Paganella è splendida. Passiamo la mattinata a scandagliare i ghiaiosi canaloni e le alte praterie in cerca di fauna, ma ahimè è da poco iniziata la stagione della caccia il che significa che i nostri sogni faunistici s'infrangono ben presto... zero avvistamenti... ma forse è meglio così... animaletti miei statevene nascosti per bene!!!
Il giro comunque si mostra come sempre proficuo visto che troviamo un bel grattatoio d'orso.
Il giro comunque si mostra come sempre proficuo visto che troviamo un bel grattatoio d'orso.
mercoledì 11 settembre 2013
07/09/2013 Risalendo la val Meledrio (Brenta)
Era da un po' di tempo che desideravo percorrere la val Meledrio, ossia la valle che da Dimaro conduce al passo Campo Carlo Magno e che durante i campeggi parrocchiali della mia “gioventù” si era soliti percorrere.
Essa è situata all'interno del Parco Naturale Adamello Brenta e di fatto, mettendo in comunicazione la val di Sole con la Val Rendena, separa il gruppo del Brenta da quello della Presanella.
Parcheggiamo così l'auto poco sopra Dimaro, all'altezza del primo tornante della statale 239, e imbocchiamo la strada sterrata che costeggia il torrente Meledrio, rio che nasce dal lago delle Malghette.
Dopo aver superata una vecchia calcara ci alziamo sempre più; incontriamo pochissime persone e la pace delle fitte abetaie ci avvolge. Il rio ora scorre sotto di noi in una profonda forra.
Nei pressi del Capitello Madonnina (1129 m) prendiamo il sentiero che porta alle cascate del Pison, entriamo in un galleria scavata nella roccia e poi attraversiamo il rio grazie ad un caratteristico ponte di larice.
Sotto di noi s'ode il rombo della cascata.
Ritorniamo al capitello dove ci fermiamo a pranzare, poi scendiamo a valle tagliando qua e là la forestale grazie ad un sentiero.
Concluderemo piacevolmente la giornata in quel di Cogolo incontrando l'amico toscano Giovanni e la sua famiglia che tanto gentilmente ci ospitarono a Vernazza questa primavera.
Essa è situata all'interno del Parco Naturale Adamello Brenta e di fatto, mettendo in comunicazione la val di Sole con la Val Rendena, separa il gruppo del Brenta da quello della Presanella.
Parcheggiamo così l'auto poco sopra Dimaro, all'altezza del primo tornante della statale 239, e imbocchiamo la strada sterrata che costeggia il torrente Meledrio, rio che nasce dal lago delle Malghette.
Dopo aver superata una vecchia calcara ci alziamo sempre più; incontriamo pochissime persone e la pace delle fitte abetaie ci avvolge. Il rio ora scorre sotto di noi in una profonda forra.
Nei pressi del Capitello Madonnina (1129 m) prendiamo il sentiero che porta alle cascate del Pison, entriamo in un galleria scavata nella roccia e poi attraversiamo il rio grazie ad un caratteristico ponte di larice.
Sotto di noi s'ode il rombo della cascata.
Ritorniamo al capitello dove ci fermiamo a pranzare, poi scendiamo a valle tagliando qua e là la forestale grazie ad un sentiero.
Concluderemo piacevolmente la giornata in quel di Cogolo incontrando l'amico toscano Giovanni e la sua famiglia che tanto gentilmente ci ospitarono a Vernazza questa primavera.
sabato 31 agosto 2013
31/08/2013 Al Belvedere sotto il Palon (Bondone)
Dopo le appaganti ferie slovene si decide di far due passi in Bondone così in men che non si dica eccoci sulla piana delle Viote.
Parcheggiamo l'auto (1615 m) e imbocchiamo la strada forestale, contrassegnata come sentiero della fauna, che taglia le pendici meridionali del Palon.
Attraversiamo dapprima un bel e arioso lariceto ricco di sottobosco, poi entriamo in una fitta e oscura pecceta. Poco prima del bivio con il sentiero che porta in cima al Palon troviamo una fatta fresca d'orso. Di lì a poco eccoci al Belvedere (1690 m) che s'affaccia sulla val delle Gole e la piana di Trento.
Ci fermiamo qui una buona oretta a sbinocolare i selvaggi versanti orientali del Palon e a mangiare, finito ritorniamo all'auto seguendo il medesimo itinerario dell'andata.
Parcheggiamo l'auto (1615 m) e imbocchiamo la strada forestale, contrassegnata come sentiero della fauna, che taglia le pendici meridionali del Palon.
Attraversiamo dapprima un bel e arioso lariceto ricco di sottobosco, poi entriamo in una fitta e oscura pecceta. Poco prima del bivio con il sentiero che porta in cima al Palon troviamo una fatta fresca d'orso. Di lì a poco eccoci al Belvedere (1690 m) che s'affaccia sulla val delle Gole e la piana di Trento.
Ci fermiamo qui una buona oretta a sbinocolare i selvaggi versanti orientali del Palon e a mangiare, finito ritorniamo all'auto seguendo il medesimo itinerario dell'andata.
lunedì 12 agosto 2013
03/08/2013 Nei boschi della val Cadino: Malga Valletta Alta (Lagorai)
Dopo aver passato la notte ai freschi di Grumes ci dirigiamo verso Molina di Fiemme dove imbocchiamo la tortuosa strada che sale al passo Manghen.
Luoghi che frequento da quando son piccola piccola.
Parcheggiamo nei pressi di Baita Fornasa (1440 m) e qui, anziché salire alla Fornasa Alta, decidiamo di salire verso la malga Valletta Alta.
Imbocchiamo così la forestale che già da subito comincia a salire. Troviamo i primi piccolissimi finferli e scatta il delirio funghino.
Superiamo i ruderi di Malga Valletta Bassa e la valle comincia ad aprirsi, siamo sul versante meridionale del Cimon del Tres.
Giungiamo a malga Valletta Alta (1797 m) che altro non è che uno stupendo bivacco dotato anche di soppalco in legno.
Pranziamo seduti sulla panca esterna assaporandoci la vista su un piccolo pezzo di Latemar e su Cima dell'Inferno, oltre fa capolino la cima di Valmaggiore.
Per il rientro ci sarebbe la possibilità di far un giro ad anello e andare alla malga Fornasa Alta (altro bivacco stupendo da quanto mi hanno detto), ma ciò significherebbe aggiungere un altro centinaio di metri di dislivello e non è il caso. Così rientriamo per la stessa forestale facendo il pieno di profumati e gustosi finferli!
Luoghi che frequento da quando son piccola piccola.
Parcheggiamo nei pressi di Baita Fornasa (1440 m) e qui, anziché salire alla Fornasa Alta, decidiamo di salire verso la malga Valletta Alta.
Imbocchiamo così la forestale che già da subito comincia a salire. Troviamo i primi piccolissimi finferli e scatta il delirio funghino.
Superiamo i ruderi di Malga Valletta Bassa e la valle comincia ad aprirsi, siamo sul versante meridionale del Cimon del Tres.
Giungiamo a malga Valletta Alta (1797 m) che altro non è che uno stupendo bivacco dotato anche di soppalco in legno.
Pranziamo seduti sulla panca esterna assaporandoci la vista su un piccolo pezzo di Latemar e su Cima dell'Inferno, oltre fa capolino la cima di Valmaggiore.
Per il rientro ci sarebbe la possibilità di far un giro ad anello e andare alla malga Fornasa Alta (altro bivacco stupendo da quanto mi hanno detto), ma ciò significherebbe aggiungere un altro centinaio di metri di dislivello e non è il caso. Così rientriamo per la stessa forestale facendo il pieno di profumati e gustosi finferli!
martedì 30 luglio 2013
27/07/2013 Quasi ai Sette laghi (Lagorai)
Dobbiamo assolutamente fuggire dall'afa planiziale così via verso la Valsugana, questa volta è con noi l'amica Elisa.
A Roncegno imbocchiamo la strada che porta al rifugio Serot, sotto le cime del Gronlait e dell'Hoabonti.
Parcheggiamo l'auto nei pressi di malga Trenca (1669 m) e imbocchiamo il sentiero 323. Siamo circondati da un rado lariceto e da distese di mirtilli e rododendri. Fa un caldo boia!
Alla nostra sinistra si staglia verdissimo su di un cielo azzurro il Monte Cola, mentre alle nostre spalle su Asiago si stanno addensando cumuli minacciosi. Su cima d'Asta ci sono ancora numerosi nevai.
Giungiamo ai Crozi di Pinello dove la vista si apre sulla val di Cave e la dorsale Mendana - Ciste.
Ora il sentiero s'impenna, ma sui monti del lago di Erdemolo troneggiano nubi sempre più minacciose. Giungiamo a poco dai laghi, ma è meglio ritornare indietro, non sono nelle condizioni di poter correre in caso di temporale.
Ritorniamo ai Crozi di Pinello e pranziamo qui, in caso di maltempo possiamo ripararci in un piccolo capanno di caccia.
Finito di mangiare scendiamo un po' a casaccio, un po' lungo un sentiero, a malga Casapinello (1706 m) dove imbocchiamo l'ippovia del Lagorai che lambendo il quasi prosciugato lago delle Carezze si ricongiunge al sentiero 323 e all'auto.
La giornata finisce al rifugio Serot con una birra grande (miga tant!), radler, succo e treccia mochena.
A Roncegno imbocchiamo la strada che porta al rifugio Serot, sotto le cime del Gronlait e dell'Hoabonti.
Parcheggiamo l'auto nei pressi di malga Trenca (1669 m) e imbocchiamo il sentiero 323. Siamo circondati da un rado lariceto e da distese di mirtilli e rododendri. Fa un caldo boia!
Alla nostra sinistra si staglia verdissimo su di un cielo azzurro il Monte Cola, mentre alle nostre spalle su Asiago si stanno addensando cumuli minacciosi. Su cima d'Asta ci sono ancora numerosi nevai.
Giungiamo ai Crozi di Pinello dove la vista si apre sulla val di Cave e la dorsale Mendana - Ciste.
Ora il sentiero s'impenna, ma sui monti del lago di Erdemolo troneggiano nubi sempre più minacciose. Giungiamo a poco dai laghi, ma è meglio ritornare indietro, non sono nelle condizioni di poter correre in caso di temporale.
Ritorniamo ai Crozi di Pinello e pranziamo qui, in caso di maltempo possiamo ripararci in un piccolo capanno di caccia.
Finito di mangiare scendiamo un po' a casaccio, un po' lungo un sentiero, a malga Casapinello (1706 m) dove imbocchiamo l'ippovia del Lagorai che lambendo il quasi prosciugato lago delle Carezze si ricongiunge al sentiero 323 e all'auto.
La giornata finisce al rifugio Serot con una birra grande (miga tant!), radler, succo e treccia mochena.
venerdì 26 luglio 2013
20/07/2013 Evitando la pioggia - miga tant - al Rifugio Tonini (Lagorai)
E' tempo di far assaporare al futuro erede un po' di Lagorai. Così con Flavio ci dirigiamo al passo del Redebus, lo valichiamo e risaliamo lungo la strada che porta alla malga Stramaiolo.
Parcheggiamo nei pressi del bivio per malga Pontara e c'incamminiamo verso malga Stramaiolo (1678 m).
Il cielo verso ovest è terso, mentre sul Ruioch cominciano ad apparire le tipiche nuvole "lagoraiane": brutto presagio!
Imbocchiamo il sentiero 443 e giungiamo al passo del Campivel (1831 m): odor de Lagorai! Lungo il sentiero siamo circondati da rododendri in fiore e verdi larici.
Eccoci al rifugio Tonini (1900 m), lo oltrepassiamo e andiamo a mangiare nel pianoro soprastante con vista sui miei masi di Grumes.
Ritorniamo al rifugio per gustarci un dolce, ma il cielo si fa sempre più minaccioso così mangiamo velocemente e c'incamminiamo.
Giungiamo a malga Stramaiolo di Dentro (1737 m) e cominciano a cadere i primi grossi goccioloni, poi inizia a diluviare a più non posso così facciamo gli ultimi metri di corsa.
Il Lagorai non si smentisce mai!
giovedì 25 luglio 2013
07/07/2013 Sotto ardite pareti in Vallunga (Val Gardena)
Oggi decidiamo di fare una comoda camminata nel Parco Naturale Puez-Odle, precisamente nell'amena Vallunga, una laterale della val Gardena, valle che percorsi nel 2003 per salire al Piz Duleda e che m'era rimasta in mente per la sua particolare bellezza.
Lasciamo l'auto nel parcheggio a pagamento all'imbocco della valle e percorriamo la comoda strada di fondovalle. Superiamo la chiesa di San Silvestro (1632 m) e siamo ammaliati dalle superbe pareti verticali che racchiudono ai lati la valle.
La nostra attenzione è catturata dalla processione di gente che risale l'aerea via ferrata Sandro Pertini.
Proseguiamo fino alla testata della valle dove ci fermiamo a mangiare un panino sulle rive di un torrentello.
Scacciati da dei vitelli invadenti, ritorniamo a valle percorrendo a tratti un sentiero alternativo rispetto a quello di andata.
Lasciamo l'auto nel parcheggio a pagamento all'imbocco della valle e percorriamo la comoda strada di fondovalle. Superiamo la chiesa di San Silvestro (1632 m) e siamo ammaliati dalle superbe pareti verticali che racchiudono ai lati la valle.
La nostra attenzione è catturata dalla processione di gente che risale l'aerea via ferrata Sandro Pertini.
Proseguiamo fino alla testata della valle dove ci fermiamo a mangiare un panino sulle rive di un torrentello.
Scacciati da dei vitelli invadenti, ritorniamo a valle percorrendo a tratti un sentiero alternativo rispetto a quello di andata.
sabato 29 giugno 2013
29/06/2013 Calpestando un po' di neve a Malga Monzoni (Val di Fassa)
Dopo aver passato la notte a Grumes, con Max e Flavio partiamo alla volta della val di Fassa. Risalita brevemente la val San Nicolò lasciamo l'auto a Malga Crocefisso (1522 m). C'è già un fastidioso via vai di auto manco fossimo in pieno centro città.
Il tempo è crudo e il cielo nuvoloso, in quota e non solo è caduta la neve.
Imbocchiamo la strada (segnavia 603) che risale la valle dei Monzoni, questa a tratti è qualcosa di immondo e qua e là ci sono delle brutture non da poco. Salvano l'ascesa le deviazioni che compiamo per vedere la forra creata dal Rio di Munciogn.
Superiamo prima la baita Monzoni (1792 m) poi la malga Monzoni (1862 m) e saliamo poco sopra; l'erba è coperta da una sottile spolverata di neve fresca, la testata della valle si para dinnanzi a noi bella e selvaggia, niente a che vedere con le brutture viste finora.
Fa freddo così decidiamo di far tappa nell'accogliente malga per un pasto caldo.
Finito di pranzare c'incamminiamo. Puntualmente inizia a piovere, debolmente ma fastidiosamente. Poco sotto la Baita Monzoni, pur di evitare l'orribile forestale percorsa all'andata, imbocchiamo un sentiero alternativo che piega a est .. ed è tutta un'altra storia!
Così, immersi nella pace e accompagnati dal suono della pioggia, facciamo ritorno all'auto.
Il tempo è crudo e il cielo nuvoloso, in quota e non solo è caduta la neve.
Imbocchiamo la strada (segnavia 603) che risale la valle dei Monzoni, questa a tratti è qualcosa di immondo e qua e là ci sono delle brutture non da poco. Salvano l'ascesa le deviazioni che compiamo per vedere la forra creata dal Rio di Munciogn.
Superiamo prima la baita Monzoni (1792 m) poi la malga Monzoni (1862 m) e saliamo poco sopra; l'erba è coperta da una sottile spolverata di neve fresca, la testata della valle si para dinnanzi a noi bella e selvaggia, niente a che vedere con le brutture viste finora.
Fa freddo così decidiamo di far tappa nell'accogliente malga per un pasto caldo.
Finito di pranzare c'incamminiamo. Puntualmente inizia a piovere, debolmente ma fastidiosamente. Poco sotto la Baita Monzoni, pur di evitare l'orribile forestale percorsa all'andata, imbocchiamo un sentiero alternativo che piega a est .. ed è tutta un'altra storia!
Così, immersi nella pace e accompagnati dal suono della pioggia, facciamo ritorno all'auto.
mercoledì 26 giugno 2013
Giugno trascorso all'ombra dell'orso (Brenta)
La voglia di sbinocolare è tanta, così sabato 8 con Max e Claudio decidiamo di salire a Prada.
Lasciamo l'auto nel solito parcheggio sotto il rifugio Alpenrose (1069 m) e risaliamo per un tratto la selciata di Prada per poi imboccare il sentiero Vela - Prada. In poco tempo sbuchiamo sui prati di Froschera, facciamo una tappa al bait del Pelmo e poi decidiamo di salire al belvedere.
Al bivio con il sentiero per il Bregain (1541 m) incontriamo Angelo (già reduce da due avvistamenti ursini), così ci fermiamo a parlare di orsi; nel frattempo giungono tre escursionistici, uno dei quali un noto autore di guide di montagne. Si parla di orsi e il clima non è dei migliori, mentre i suoi due compagni sono disposti ad ascoltare e a informarsi, il succitato tipo inizia uno scontro arrogante e a muso duro, poi però lo si fa ragionare e s'ammorbidisce un poco, finita la querelle il trio se ne va.
Angelo se ne va in baita e ci invita per un caffè, noi decidiamo di mangiare all'aperto poco sopra, ma i nostri piani vanno ben presto in fumo: verso cima Ghez si stanno addensando nuvoloni scuri e udiamo i primi brontolii. Così zaino in spalla raggiungiamo Angelo al caldo della baita dove ci ripareremo dalle intemperie per una buona oretta.
Finita la pioggia ci incamminiamo; poco sopra la baita un bel capriolo maschio fugge via con quattro salti. Scendiamo per la selciata resa molto viscida dalla pioggia e ad un bivio pieghiamo verso un capanno di caccia per sbinocolare un po'. Poi tutti a casa.
***
Sabato 15, sempre in compagnia del buon Max, decidiamo di compiere la traversata Priori - Sporminore. Lasciamo un auto vicino al Bus della Spia e poi ci dirigiamo a Priori dove lasciamo l'altra auto. C'incamminiamo lungo la forestale di Selva Piana e facciamo tappa al punto d'osservazione faunistica verso il Bedolè. Avvistiamo solo camosci travestiti da orso.
Proseguiamo lungo questa strada che non avevo mai percorso, attraversiamo abietete e faggete, regna un senso assoluto di pace e tranquillità. La strada comincia a scendere repentinamente, a circa 840 metri individuiamo la traccia romana e la imbocchiamo. Inizialmente si sale ripidamente e con un tratto attrezzato, poi si prosegue con leggeri sali e scendi.
Nei pressi del Pra del Solac' ci fermiamo per una lunga pausa ristoratrice e poi via verso il parcheggio.
***
Domenica 22 con Claudio saliamo al Monte Peller. Dopo aver percorso la lunghissima strada - non esente da buche - e dopo aver avvistato un picchio rosso minore, parcheggiamo al pra del Termen (ca 1700 m) e c'incamminiamo lungo la forestale. Superiamo il parcheggio del lago Durigal (nei pressi del quale c'è un piccolo nevaio) e imbocchiamo la strada che porta alla malga Tasullo.
I prati attorno a noi sono costellati da miriadi di fiori colorati.
Girato l'angolo la vista ci ammalia: sono salita 2 o 3 volte in questi luoghi, ma sempre con cielo coperto e nuvoloso, ora invece sono ben visibili il lago di Tovel e le cime alla testata della valle; però le nubi non mancano, il pian della Nana giace sotto un pesante cielo lattiginoso.
Proseguiamo oltre e troviamo una pista d'orso lungo la strada. Poco prima di Malga Tasullo (2090 m) un movimento sul Peller attira la mia attenzione.. sono due marmotte che giocano a rincorrersi.
L'idea iniziale era fare il giro del Peller scendendo al lago delle Salare, ma il tempo non ci convince, finiamo appena in tempo di mangiare che comincia a scendere qualche goccia, così ci rimettiamo in cammino sulla stessa via dell'andata.
***
Mercoledì 26 è san Vigilio, santo patrono di Trento ovvero giorno festivo. Con Claudio si decide di salire nuovamente sul Peller, questa volta però dalla strada – che non abbiamo mai percorso - che da Tuenno risale la Val Cialana.
Parcheggiamo a quota 1530 m e imbocchiamo la forestale che porta al Baito dei Conti, nei pressi di questo casolare troviamo un'orma d'orso impressa nel fango. Risaliamo un po' a casaccio verso malga Culmei percorrendo ampi e vasti prati vellutati, da dove poco a poco fa capolino la mole trapezoidale del Peller.
Prendiamo poi la strada a monte e nei pressi di una delle tante baite ci fermiamo a pranzare, vicino a questa troviamo vari massi spostati dall'amico plantigrado.
Finito il pranzo c'incamminiamo lungo la strada fino all'auto. Ridiscendiamo lungo la ripida strada e poi ci fermiamo a circa 1260 m e percorriamo una forestale dove troviamo alcuni grattatoi. Con il binocolo, sulla Montagna di Tassullo, avvistiamo un bel capriolo.
E' presto così risaliamo la val di Tovel e facciamo due passi lungo il lago, al rientro ci fermiamo a sbinocolare nella val de le Glare dove avvistiamo 5-6 camosci sulle pareti sotto il Monte Corno.
“Qui, dove vive ancora, lo spirito del grande orso riempe la terra.
Io prego, nel mio cuore, per il suo futuro.” Dan George, capo pellerossa
Uno scorcio sul val di Tovel
Monte Peller
Vicino a malga Culmei
Sassi spostati :)
Lago di Tovel
Lasciamo l'auto nel solito parcheggio sotto il rifugio Alpenrose (1069 m) e risaliamo per un tratto la selciata di Prada per poi imboccare il sentiero Vela - Prada. In poco tempo sbuchiamo sui prati di Froschera, facciamo una tappa al bait del Pelmo e poi decidiamo di salire al belvedere.
Al bivio con il sentiero per il Bregain (1541 m) incontriamo Angelo (già reduce da due avvistamenti ursini), così ci fermiamo a parlare di orsi; nel frattempo giungono tre escursionistici, uno dei quali un noto autore di guide di montagne. Si parla di orsi e il clima non è dei migliori, mentre i suoi due compagni sono disposti ad ascoltare e a informarsi, il succitato tipo inizia uno scontro arrogante e a muso duro, poi però lo si fa ragionare e s'ammorbidisce un poco, finita la querelle il trio se ne va.
Angelo se ne va in baita e ci invita per un caffè, noi decidiamo di mangiare all'aperto poco sopra, ma i nostri piani vanno ben presto in fumo: verso cima Ghez si stanno addensando nuvoloni scuri e udiamo i primi brontolii. Così zaino in spalla raggiungiamo Angelo al caldo della baita dove ci ripareremo dalle intemperie per una buona oretta.
Finita la pioggia ci incamminiamo; poco sopra la baita un bel capriolo maschio fugge via con quattro salti. Scendiamo per la selciata resa molto viscida dalla pioggia e ad un bivio pieghiamo verso un capanno di caccia per sbinocolare un po'. Poi tutti a casa.
***
Sabato 15, sempre in compagnia del buon Max, decidiamo di compiere la traversata Priori - Sporminore. Lasciamo un auto vicino al Bus della Spia e poi ci dirigiamo a Priori dove lasciamo l'altra auto. C'incamminiamo lungo la forestale di Selva Piana e facciamo tappa al punto d'osservazione faunistica verso il Bedolè. Avvistiamo solo camosci travestiti da orso.
Proseguiamo lungo questa strada che non avevo mai percorso, attraversiamo abietete e faggete, regna un senso assoluto di pace e tranquillità. La strada comincia a scendere repentinamente, a circa 840 metri individuiamo la traccia romana e la imbocchiamo. Inizialmente si sale ripidamente e con un tratto attrezzato, poi si prosegue con leggeri sali e scendi.
Nei pressi del Pra del Solac' ci fermiamo per una lunga pausa ristoratrice e poi via verso il parcheggio.
***
Domenica 22 con Claudio saliamo al Monte Peller. Dopo aver percorso la lunghissima strada - non esente da buche - e dopo aver avvistato un picchio rosso minore, parcheggiamo al pra del Termen (ca 1700 m) e c'incamminiamo lungo la forestale. Superiamo il parcheggio del lago Durigal (nei pressi del quale c'è un piccolo nevaio) e imbocchiamo la strada che porta alla malga Tasullo.
I prati attorno a noi sono costellati da miriadi di fiori colorati.
Girato l'angolo la vista ci ammalia: sono salita 2 o 3 volte in questi luoghi, ma sempre con cielo coperto e nuvoloso, ora invece sono ben visibili il lago di Tovel e le cime alla testata della valle; però le nubi non mancano, il pian della Nana giace sotto un pesante cielo lattiginoso.
Proseguiamo oltre e troviamo una pista d'orso lungo la strada. Poco prima di Malga Tasullo (2090 m) un movimento sul Peller attira la mia attenzione.. sono due marmotte che giocano a rincorrersi.
L'idea iniziale era fare il giro del Peller scendendo al lago delle Salare, ma il tempo non ci convince, finiamo appena in tempo di mangiare che comincia a scendere qualche goccia, così ci rimettiamo in cammino sulla stessa via dell'andata.
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Mercoledì 26 è san Vigilio, santo patrono di Trento ovvero giorno festivo. Con Claudio si decide di salire nuovamente sul Peller, questa volta però dalla strada – che non abbiamo mai percorso - che da Tuenno risale la Val Cialana.
Parcheggiamo a quota 1530 m e imbocchiamo la forestale che porta al Baito dei Conti, nei pressi di questo casolare troviamo un'orma d'orso impressa nel fango. Risaliamo un po' a casaccio verso malga Culmei percorrendo ampi e vasti prati vellutati, da dove poco a poco fa capolino la mole trapezoidale del Peller.
Prendiamo poi la strada a monte e nei pressi di una delle tante baite ci fermiamo a pranzare, vicino a questa troviamo vari massi spostati dall'amico plantigrado.
Finito il pranzo c'incamminiamo lungo la strada fino all'auto. Ridiscendiamo lungo la ripida strada e poi ci fermiamo a circa 1260 m e percorriamo una forestale dove troviamo alcuni grattatoi. Con il binocolo, sulla Montagna di Tassullo, avvistiamo un bel capriolo.
E' presto così risaliamo la val di Tovel e facciamo due passi lungo il lago, al rientro ci fermiamo a sbinocolare nella val de le Glare dove avvistiamo 5-6 camosci sulle pareti sotto il Monte Corno.
“Qui, dove vive ancora, lo spirito del grande orso riempe la terra.
Io prego, nel mio cuore, per il suo futuro.” Dan George, capo pellerossa
Uno scorcio sul val di Tovel
Monte Peller
Vicino a malga Culmei
Sassi spostati :)
Lago di Tovel
lunedì 24 giugno 2013
02/06/2013 Escursione sui sentieri della storia: monte Carone (Alpi di Ledro)
Anche quest'anno è finalmente giunto il tempo della consueta gita storica satina con l'immancabile amico e grande esperto Mauro Zattera.
Questa volta il buon Mauro ci propone il monte Carone, sopra il lago di Garda.
Durante la Grande Guerra il Carone fu trasformato dai comandi italiani in un grande complesso militare con lo scopo di sbarrare la strada ad eventuali sortite nemiche nella zona dell'Alto Garda. L'importanza strategica del luogo si intuisce facilmente dal maestoso panorama che ci fa volare idealmente al di sopra delle acque celesti del Benaco.
Ci troviamo in una ventina di satini a Riva del Garda per poi risalire la suggestiva val di Bondo, sopra Tremosine. Questa valle è stata una sorpresa per me: un cristallino torrente la percorre e ai lati salgono ripide e scoscesi crinali, guarda caso è stata nominata riserva naturale nel 1980.
Risaliamo la valle fino al passo Nota (1305 m) dove lasciamo l'auto.
C'incamminiamo lungo la strada forestale (segnavia 421) e ascoltando i sempre avvincenti racconti di Mauro il tempo scorre veloce. Dopo la bocca dei Fortini, non arrischiandomi a salire la dirupata cima con la "panza che avanza", saluto il gruppo e proseguo in solitaria lungo la strada. Oltrepasso il rifugio baita B.Segala (1250 m) e continuo fino al passo Guil (1209 m), passo che nel 2007 avevo raggiunto da Biacesa con Claudio e Flavio durante la traversata di Cima al Bal e Nara. Il cielo è cupo e tira un vento fastidioso, salgo ai prati Guil e nei pressi di un capanno di caccia mi fermo a mangiare e a leggere catturata dalla distesa blu del Garda, in lontananza si intravede la skyline degli Appennini.
Rientro poi per la medesima strada e presso un punto panoramico mi fermo ad aspettare l'allegra combriccola in discesa dalla cima; poco oltre veniamo ospitati dagli alpini in festa alla baita Segala.
Dopodiché, non prima di una bella bevuta in compagnia di Mauro al rifugio del Passo Nota, rientriamo al parcheggio.
Al prossimo anno!
Baita Rifugio Segala
Uno scorcio sul Garda
Questa volta il buon Mauro ci propone il monte Carone, sopra il lago di Garda.
Durante la Grande Guerra il Carone fu trasformato dai comandi italiani in un grande complesso militare con lo scopo di sbarrare la strada ad eventuali sortite nemiche nella zona dell'Alto Garda. L'importanza strategica del luogo si intuisce facilmente dal maestoso panorama che ci fa volare idealmente al di sopra delle acque celesti del Benaco.
Ci troviamo in una ventina di satini a Riva del Garda per poi risalire la suggestiva val di Bondo, sopra Tremosine. Questa valle è stata una sorpresa per me: un cristallino torrente la percorre e ai lati salgono ripide e scoscesi crinali, guarda caso è stata nominata riserva naturale nel 1980.
Risaliamo la valle fino al passo Nota (1305 m) dove lasciamo l'auto.
C'incamminiamo lungo la strada forestale (segnavia 421) e ascoltando i sempre avvincenti racconti di Mauro il tempo scorre veloce. Dopo la bocca dei Fortini, non arrischiandomi a salire la dirupata cima con la "panza che avanza", saluto il gruppo e proseguo in solitaria lungo la strada. Oltrepasso il rifugio baita B.Segala (1250 m) e continuo fino al passo Guil (1209 m), passo che nel 2007 avevo raggiunto da Biacesa con Claudio e Flavio durante la traversata di Cima al Bal e Nara. Il cielo è cupo e tira un vento fastidioso, salgo ai prati Guil e nei pressi di un capanno di caccia mi fermo a mangiare e a leggere catturata dalla distesa blu del Garda, in lontananza si intravede la skyline degli Appennini.
Rientro poi per la medesima strada e presso un punto panoramico mi fermo ad aspettare l'allegra combriccola in discesa dalla cima; poco oltre veniamo ospitati dagli alpini in festa alla baita Segala.
Dopodiché, non prima di una bella bevuta in compagnia di Mauro al rifugio del Passo Nota, rientriamo al parcheggio.
Al prossimo anno!
Baita Rifugio Segala
Uno scorcio sul Garda
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