Ci sono posti che ti entrano nel cuore e che non ne escono più.
Posti che in qualche modo senti tuoi, nelle cui selve ti senti a casa.
I boschi dello Sneznik sono uno di questi posti.
Dopo una settimana trascorsa nel Parco Nazionale d'Abruzzo e una toccata e fuga in quel di Trento eccoci ancora una volta in viaggio verso Est destinazione Markovec dove, dopo le mille scarpinate abruzzesi, trascorreremo qualche giorno di "riposo".
Analogamente ai cacciatori di tornado, noi "cacciatori" d'orsi percorriamo quotidianamente alcune delle numerosissime piste forestali che come una ragnatela si snodano nel territorio dello Sneznik e dello Javorniki: doline, bosco, doline, bosco, senza cartina è impossibile orientarsi in questo labirinto di strade.
Diversamente da come ce lo ricordavamo ai primi di giugno, il bosco è secco, regnano polvere e aridità, ma ogni piccola e rara pozza di fango ci da conferma che le selve brulicano di vita: tracce di ogni specie, soprattutto di orso.
Piccole, medie, grandi ce n'è per tutte le taglie. La foresta ci parla.
Non si vede l'ombra di un turista, siamo solo noi, i boscaioli e qualche cacciatore che va a controllare la propria "zona".
Un giorno decidiamo di andare a fare un giro in un luogo poco lontano dall'albergo: delle grandi radure che avevamo scoperto, grazie all'aiuto di Miha, una fresca sera di giugno.
Parcheggiamo l'auto e c'incamminiamo lungo la carrareccia. Stiamo scendendo verso i prati quando su una mulattiera laterale notiamo del fango. Claudio scatta e con flemma proclama: "Orsi!".
Ci sono una marea d'impronte fresche, dalla dimensione potrebbe trattarsi di uno o più giovani orsi.
Proseguiamo incantati da questo libro della Natura.
Altro fango, altre impronte.
Procediamo quasi in silenzio.
Ad un tratto, circa 3 metri sotto di noi, un rumore e un movimento.
Una grossa massa marrone. Io e Cla, non ricordandoci che siamo in Slovenia e vista la nostra precedente esperienza in Trentino, pensiamo "Cinghiale".
Dalla massa sbuca una testa. Orso!
A giugno ne abbiamo sì visti 5, ma dall'auto.
Qui siamo solo noi e lui, niente lamiere.
L'uomo inerme e la fiera selvatica, come all'albore dei tempi.
Qualcosa mi scuote dall'interno, qualcosa di atavico.
Nella mente corrono mille pensieri, il cuore batte all'impazzata, mi manca il respiro, un mix di sentimenti si accavallano, ma la paura NON fa parte questi.
L'orso ci sbuffa e poi fugge via alla velocità della luce.
"Sconvolti" dall'incontro ci abbracciamo, quando ecco che di fronte a me, a circa una decina di metri, si para un altro orso.
Ci guardiamo negli occhi e le nostre anime si fondono.
L'istante si fissa indelebilmente nel mio cuore.
Incuriosito dalla scena si starà chiedendo chi sono quei due strani bipedi.
I due probabilmente sono fratelli, avranno 1 anno e mezzo, ovvero l'età in cui la mamma li lascia al loro destino e per un po' di tempo li si vede ancora bazzicare assieme. Fondamentalmente sono due "bambinoni" ingenui.
Un pensiero mi balena nella testa "Cavolo.. la mamma!"
Sussurro nell'orecchio di Claudio "Ce n'è un altro di fronte a noi, meglio allontanarsi che non ci sia anche la madre".
Ci prendiamo la mano e ci allontaniamo lentamente, ci voltiamo: anche il secondo orso è sparito nel nulla.
Ripercorriamo a ritroso la mulattiera e ritorniamo sulla pista.
Il cuore è un continuo martellare, trabocca di gioia.
Dopo il fortunato doppio incontro io vorrei andare a vedere il panorama da più in alto, Claudio invece vuole ricalcare il giro che avevamo fatto a suo tempo. Vince la sua proposta e scendiamo verso i pratoni.
Ad un certo punto il sentiero attraversa una fitta zona di cespugli.
Un rumore sulla sinistra attira la nostra attenzione, qualche metro sotto di noi, fra le ramaglie vediamo un profilo scuro.
No, non può essere ancora orso.
Guardo tra i rami e vedo un'inconfondibile profilo.
E' un altro orso, adulto questa volta. Ha le orecchie scure e la faccia grigia.
Ci squadra pacificamente e poi s'allontana lentamente.
Io e Claudio ci guardiamo increduli, alziamo il tono della voce e proseguiamo sul nostro sentiero fino alla radura.
Il cuore riprende a martellare.
Non paghi lo stesso giorno un giovane orso ci attraverserà la strada poco sopra l'albergo.
Nei giorni successivi abbiamo girato in largo e lungo, abbiamo fatto appostamenti all'alba e al tramonto, abbiamo visto numerose poiane, caprioli, una volpe, un allocco degli urali, ma niente orsi... anche se, forse, quell'ombra furtiva che all'alba s'aggirava tra gli abeti era lui, ma chi lo saprà mai?
Ancora adesso penso a quel giorno: se decidevamo per un'altra gita come volevamo fare prima di partire, se non percorrevamo quella stradina laterale, se salivamo anziché scendere, se a quel bivio non perdevamo del tempo.. se.. se... tanti se che messi assieme hanno reso una giornata indimenticabile.
Il destino, quel giorno, ha voluto farci un dono: l'orso, la nostra Itaca.
“Sempre devi avere in mente Itaca
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni,
e che da vecchio metta piede sull'isola, tu,
ricco dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo in viaggio:
che cos'altro ti aspetti?”
Costantinos Kavafis, Itaca
Cerkniško jezero e il Monte Slivnica
Uno dei "nostri" due cuccioloni
Sbinocolando
Metulje
Uno sguardo verso Piran
Attenzione! Zona orsi
Castello di Mašun
Serenità
:)
RispondiEliminaun ex amico... :P
Bearheil! :)
RispondiEliminaMeraviglia. E l'orso lassù vaga ramingo, principe tra i mortali. Un caro saluto ad entrambi i miei plantigradi, la coppia più bella del mondo che, ogni tanto, si mette addosso una pelle d'uomo. Valdanar (old school nick! \m/)
RispondiEliminamitico Davide!
RispondiEliminaCiao mitico!!! :D
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